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L'eurosaga del debito

Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi tra i mnistri Sacconi e Calderoli al Senato

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Mentre il Senato votava la fiducia sulla manovra, il Tesoro americano avvertiva che l'economia mondiale sta rallentando vistosamente ed esortava l'Unione Europea a fronteggiare la crisi in maniera decisa. L'indice manifatturiero globale redatto da JP Morgan in agosto ha toccato i minimi negli ultimi due anni (50,1). Il dato comprende anche i Paesi emergenti che hanno trainato la crescita durante la crisi salvando dal crollo le economie avanzate. Il Pil cinese rallenta e nel 2012 potrebbe scendere sotto al 9 per cento, il minimo degli ultimi dieci anni. Sono numeri che non affiorano sulle labbra di nessun uomo politico italiano. Il voto sulla manovra è una buona cosa, ma non basta. Il rimbalzo della Borsa di ieri è un'illusione. La decisione della Corte costituzionale tedesca sui salvataggi dell'eurozona è una buona notizia, ma il popolo di Berlino è un'altra cosa: l'80% degli elettori non vuole pagare il debito degli altri. E in Germania si vota. Basta leggere i report delle banche d'investimento per capire che aria tira. JP Morgan ne ha sfornato uno eccezionale sul debito pubblico europeo. Una saga che dura da nove anni e ha un peccato originale: una politica monetaria comune non produce da sola una duratura unione monetaria. Il nocciolo del capitalismo resta sempre quello delle origini: la produzione di ricchezza. Puntiamo al pareggio di bilancio? Bene, ma il tema chiave nei prossimi mesi sarà quello della crescita, parola sconosciuta nella nostra manovra. Oggi si riunisce la Bce, ed è pure l'8 settembre. Buona fortuna.  

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