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Consumi fermi sotto il livello del 2000 La stagnazione colpisce 17 Regioni su 20

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Laprevisione è della Confcommercio, secondo cui «a fine 2011, ben 17 regioni su 20 rischiano di registrare un livello di consumi inferiore a quello del 2000». Peggiore, a livello territoriale, la situazione del Sud dove «in una prospettiva di più lungo periodo, nel 2017, il Mezzogiorno avrà acuito il suo ritardo con una continua riduzione della spesa per consumi rispetto al totale nazionale». In particolare, spiega l'associazione, negli ultimi anni si è ridotto il contributo del Sud in termini di consumi rispetto al totale nazionale con una quota che è passata dal 27,2% del 2007 al 26,6% del 2011. Positive, invece, le dinamiche delle regioni settentrionali con quote in costante aumento sia nel Nord-Est (dal 21,8% al 22,2%) che nel Nord-Ovest (dal 30,1% al 30,6%). A livello di singole regioni, nel 2009 tutte fanno registrare una contrazione dei consumi in termini reali con picchi in Calabria (-4,2%), Puglia (-3,6%), Sicilia (-3,2%) e Campania (-3,0%), mentre nel 2010 solo il Nord-Est ha recuperato i livelli di consumo pre-crisi. In ogni caso, afferma Confcommercio, «va segnalato il tentativo delle famiglie di recuperare i livelli di consumo persi nel biennio recessivo anche se le previsioni per il 2011 sull'intero territorio restano modeste con un +0,8%». Se calano i consumi, risulta in diminuzione anche la fiducia degli stessi consumatori che ad agosto ha toccato i livelli minimi da marzo 2009. L'indice calcolato dall'Istat si è attestato a 100,3 punti, in forte calo dai 103,7 di luglio, e ben sotto i 102 punti previsti mediamente dagli analisti. La flessione, diffusa a tutte le componenti, è particolarmente marcata per il clima economico, il cui indice diminuisce da 74,9 a 70,0. La fiducia sulla situazione personale scende da 118,8 a 116,2, quella sul quadro corrente passa da 116,5 a 112,8. L'indice sul complesso delle attese a breve termine segna un calo più limitato, passando da 87,8 a 87,5. A lanciare l'allarme, le associazioni dei consumatori. Secondo Federconsumatori e Adusbef i dati di Confcommercio dimostrano come «la situazione sia allo stremo». Per questo, accusa il Codacons, aumentare l'Iva, «sarebbe un atto criminale».

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