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Investimenti sì. Ma con cautela

Soldi

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Comprare Bot? Chiudere il conto e mettere i soldi sotto al materasso? Vendere tutto e scappare in Svizzera? Cosa deve fare il risparmiatore per non finire travolto dalla tempesta perfetta dei mercati? «Mai come in questa fase si conferma la necessità di mantenere un'adeguata diversificazione degli investimenti azionari e obbligazionari. È un imperativo per le situazioni così difficili», spiega Paolo Boretto, responsabile investimenti di Symphonia sgr (gruppo Veneto Banca). «In questa fase i valori di Borsa dell'area Euro sono slegati da qualsiasi fondamentale, sembrano anticipare un'evoluzione negativa che potrebbe verificarsi ma non dimentichiamoci che anche in passato i mercati hanno portato all'estremo certi timori per poi ravvedersi. Per questo se un risparmiatore ha un'esposizione diversificata è opportuno non stravolgere il portafoglio. Così come conviene non focalizzarsi solo sui paesi dell'area Euro e riuscire a guardare oltre i confini nazionali». La crisi è alimentata «non tanto dai fondamentali quanto dal clima di sfiducia nei confronti della politica italiana, da cui ci si aspettano ancora riforme più incisive, ma l'attacco è diretto all'intera area Euro che deve mettere in campo interventi energici e soprattutto unitari». Quanto ai titoli di Stato, Boretto consiglia di investire su Bot a breve scadenza per beneficiare del rialzo dei rendimenti ma comunque diversificando con governativi tedeschi, olandesi e inglesi. E chi possiede solo un conto corrente? Secondo l'esperto di Symphonia «non ci sono rischi per i fondi interbancari di garanzia sui depositi dei conti correnti. In Europa – aggiunge Boretto – ci troviamo sugli stessi livelli della settimana successiva al fallimento di Lehman Brothers (settembre 2008, ndr), ma nel complesso la situazione non è grave come allora e i correntisti non corrono il rischio di veder sparire i propri soldi depositati sul conto». Certo, esiste il rischio di una patrimoniale, «tassa che già è stata introdotta per i deposito titoli» ma comunque non conviene portare i capitali fuori dall'Italia perché «gli Stati sono molto più severi nei confronti dei paradisi fiscali, nonché bisognosi di entrate fiscali per cui i rischi di sanzioni molto più elevati». Nell'incertezza il consiglio resta sempre quello di affidarsi a gestori e consulenti esperti, evitando il fai-da-te. Bisogna poi capire se si cerca la sicurezza oppure il rendimento. Nel primo caso, sottolinea Angelo Drusiani, responsabile gestioni di Albertini Syz, «si deve rinunciare a un ritorno reddituale e comprare titoli tedeschi, olandesi, finlandesi, austriaci o francesi. Si può infatti rimanere in Italia investendo all'estero con un 15-20% investito sui debitori pubblici, compresa l'Italia. Nel secondo caso, al di là dei titoli di Stato italiani classici da tre anni in avanti, possono essere interessanti i titoli emessi dalle banche e quindi un mix pari al 40-45% del patrimonio che può garantire un rendimento teorico elevato. Ma la sicurezza diminuisce». In generale il consiglio di Drusiani è quello di non avere in portafoglio un solo debitore, ovvero titoli di una sola banca o solo del Tesoro che espongono a un unico rischio. Occorre dunque differenziare i debitori anche fra i vari Paesi, anche con una logica settoriale, per un patrimonio di almeno 50mila euro. L'alternativa della delocalizzazione dei risparmi è valida? «I beni rifugio attuali sono il bund tedesco, il franco svizzero e l'oro, tre settori che per primi perderanno peso quando la situazione cambierà. Con il rischio di avere perdite importanti in conto capitale. Non è dunque consigliabile trasferire tutto il patrimonio, anche per il rischio cambio del Paese di destinazione visto che il mercato valutario è incontrollabile», conclude l'esperto di Albertini Syz.

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