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Fitch spinge la Grecia nel baratro

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Nuovo allarme per i mercati finanziari. Nel giorno nel quale l'agenzia di rating Fitch benedice la manovra italiana e fa di Piazza Affari la migliore d'Europa, la stessa agenzia ha tagliato il rating della Grecia a «CCC», ben quattro gradini in meno rispetto al precedente «B+». Un declassamento che dà per concreta l'ipotesi di un fallimento di Atene e che è l'anticamera della lettera D, quella che certifica il pieno default. A motivare la decisione è stata soprattutto l'assenza di un piano di aiuti per il Paese ellenico. Anche se il governo di Papandreou ha definito la decisione «incomprensibile». Il declassamento di Atene, ha spiegato Fitch, riflette la mancanza di un nuovo programma di sostegno alla Grecia da parte dell'Ue e del Fondo monetario internazionale credibile e pienamente finanziato. A questo, sottolinea l'agenzia di rating, si aggiunge la crescente incertezza sul ruolo del settore privato in ogni futuro finanziamento della Grecia, proprio mentre si vanno indebolendo le prospettive macroeconomiche del Paese. Una tegola che cade in un momento non felice per la stabilità dei mercati ancora turbati dall'ennesimo attacco speculativo, quello contro l'Italia. Così la querelle sul potere che le agenzie di rating Usa si sono ritagliate nella finanza globale si riaccende. Ieri infatti è stata la Commissione Europea a definire la decisione di Moody's di mercoledì sera di abbassare il rating dell'Irlanda: «Incomprensibile». Una presa di distanze a cui si è associata anche l'agenzia di rating cinese Dagong che ieri ha attaccato le omologhe statunitensi. «Le agenzie di rating americane fanno uso della loro influenza a beneficio degli Stati Uniti e hanno perso da tempo imparzialità e obiettività. Per questo le loro valutazioni sono altamente inaffidabili» ha spiegato Guan Jianzhong, numero uno di Dagong. «Moody's e Standard and Poor's utilizzano un diverso metro di giudizio nel valutare il merito di credito dei diversi paesi», ha detto Guan, sottolineando il mantenimento della tripla A sul debito Usa, malgrado l'ingente posizione debitoria e l'impasse sul deficit federale, e il brutale declassamento dei rating delle economie di alcuni paesi dell'Eurozona. «Questo dimostra chiaramente - ha aggiunto Guan «la parzialità», ma anche «gli errori» nei criteri utilizzati per i rating e soprattutto una definizione di default «totalmente a favore degli Stati Uniti» in quanto «le tre agenzie di rating suppongono che il governo Usa, con il potere di stampare dollari, non andrà mai in default e potrà semplicemente continuare a emettere più dollari quando c'è il rischio di un default». Soluzioni? «La rapida creazione di una nuova agenzia di rating internazionale che fornisca informazioni sul merito di credito imparziali e obiettive» e «fornisca un'alternativa al mercato». In attesa di una posizione comune condivisa a livello mondiale sui rating che faccia chiarezza, il mercato italiano per il secondo giorno consecutivo ha chiuso con un segno positivo dopo i crolli di venerdì scorso e del lunedì successivo. Sui listini milanesi è tornato il sereno: il Ftse Mib ha chiuso in rialzo dell'1,79% a 18.842 punti, mentre il Ftse All Share è salito dell'1,66% a 19.567 punti. Non solo. Lo spread tra Btp e Bund decennali dopo aver toccato nei giorni scorsi i 350 punti si è riportato sotto quota 280 punti.

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