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Il mercato dell'auto tira il freno

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Dopo la ripresina di maggio a giugno torna il segno meno. Vendite giù dell'1,7%

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Sitratta del livello più basso degli ultimi 15 anni, con appena 168.832 unità consegnate. In questo contesto generale di «allarme rosso» per lo stato di salute dell'intera filiera automotive, in cui gli acquisti di nuove vetture da parte delle famiglie sono diminuiti di quasi il 10% e l'economia non sembra offrire segnali di ripresa, il Lingotto non considera però negativo il proprio bilancio di giugno. Infatti, anche se dopo la parentesi di maggio le immatricolazioni del gruppo torinese tornano in flessione (-3,6% le vendite e una quota scesa al 29,8% rispetto al 30,3%), da Mirafiori sottolineano che la quota è comunque «sostanzialmente stabile rispetto agli ultimi mesi». Inoltre, «i risultati di giugno sono da considerarsi positivi in quanto ottenuti in una fase particolare, con cinque modelli non più in produzione rispetto all'anno scorso, e con il rinnovamento delle gamme appena avviato». Dal Lingotto rilevano che sia Lancia sia Alfa Romeo hanno chiuso giugno con vendite in progresso (rispettivamente del 4,28% e del 7,26%) ed evidenziano il boom del marchio Jeep, che nel primo semestre dell'anno ha già immatricolato più vetture dell'intero 2010, con una crescita del 77%. Il gruppo Chrysler sta andando alla grande anche negli Stati Uniti, con vendite in crescita a giugno del 30%: il miglior risultato da giugno 2007. Tra i costruttori esteri, a giugno Ford si conferma in Italia il primo importatore con 13.766 unità immatricolate (+2,93%). La tallona Volkswagen con 12.743 immatricolazioni (-5,16%), mentre terza si conferma la Opel con 12.489 vetture vendute (-1,63%). Passando ai commenti degli operatori l'Anfia sottolinea che, pur in presenza di una leggera ripresa degli ordini questa è dovuta solo «al confronto con una fase caratterizzata da ordini molto bassi, accumulatisi a fine 2009 per approfittare degli eco-incentivi in scadenza, e poi scesi a picco nel 2010». Il neo-presidente dell'Unrae Jacques Bousquet punta il dito sugli ultimi provvedimenti fiscali. Per il Centro Studi Promotor il «micidiale cocktail di rincari potrebbe impedire anche il mantenimento dei livelli del periodo del 2010 successivo alla fine degli incentivi».

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