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Cartellino rosso per chi paga in contanti

Soldi

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Il Tempo lo aveva annunciato all'inizio dell'anno. Nel 2011 i pagamenti sopra i 3600 euro avrebbero richiesto l'identificazione del compratore. Una compressione della privacy per stanare gli evasori fiscali. Da domani dopo una serie di rinvii il grande occhio del fisco seguirà ogni italiano che compra un anello con brillanti, un divano nuovo per il salotto oppure prenota la vacanza ai Tropici. Per acquisti di importo superiore ai 3.600 euro sarà necessario infatti esibire il codice fiscale. Il commerciante registrerà i dati e invierà gli estremi dell'operazione all'Agenzia delle Entrate. Unica concessione fatta rispetto alle ipotesi iniziali è il fatto che la comunicazione non sarà necessaria se il pagamento viene effettuato con carte di credito, carte prepagate o bancomat. Restano osservati speciali dunque soprattutto i pagamenti in contanti e anche quelli effettuati tramite assegno o bonifici bancari. È partito lo «spesometro» e cioè tecnicamente l'obbligo di comunicazione telematica delle operazioni rilevanti ai fini Iva di importo non inferiore a 3.000 euro. Con l'aggiunta dell'imposta (normalmente fissata al 20% salvo ritocchi con la manovra di Tremonti) le nuove norme interessano acquisti di beni oltre i 3.600 euro. Se l'Agenzia delle Entrate parla di uno «strumento pensato per contrastare le forme più rilevanti di frode ed evasione fiscale in materia di Iva e per individuare la reale capacità contributiva delle persone fisiche», i Commercialisti definiscono il nuovo spesometro, «una misura straordinaria, priva di riscontri in altri Paesi». La recente correzione, che ha escluso carte e bancomat dai nuovi adempimenti, ha attutito le critiche dei professionisti del fisco che inizialmente parlavano di misura «invasiva e vessatoria». Per ogni tipo di operazione, acquisto di un bene o di un servizio, dovrà essere specificata la partita Iva o il codice fiscale sia di chi vende che di chi acquista; va inoltre specificato l'importo dell'operazione effettuata, evidenziando l'imponibile e l'imposta oppure specificando che si tratta di operazioni non imponibili o esenti. Per le operazioni per le quali non c'è obbligo di fattura, vanno riportati i corrispettivi comprensivi dell'Iva. Chi farà acquisti dovrà cioè rendersi palese, attestare al cervellone delle Entrate chi è, quando ha fatto il suo acquisto e in che esercizio. Un identikit completo che, se mette a disposizione dei segugi delle Entrate elementi determinanti per scovare evasori (quelli che ad esempio investono guadagni non tassati in orologi e gioielli di lusso) mette a rischio la privacy e la legittima libertà di poter spendere i propri guadagni senza dover necessariamente comunicare al ministero le proprie scelte. Giusto perseguire chi non rispetta i principi cardine dello Stato, chi evade va colpito senza pietà perché il suo egoismo penalizza gli onesti. Ma il metodo utilizzato ha un profilo un po' invasivo che sconfessa i valori di una società con meno vincoli e controlli statali. Insomma finché l'indicazione degli acquisti interessa le aziende è, giusto e logico, che l'amministrazione finanziaria chieda conto delle somme monetarie tra loro scambiate, ma quando il controllo scende a un livello così dettagliato e con importi talmente bassi nelle tasche dei consumatori, allora qualche dubbio sorge. Fu lo stesso direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, in un'intervista al Corriere della Sera, alla fine dello scorso anno annunciando la novità che mise le mani avanti sull'invasività della misura. «È un sacrificio che chiediamo a tutti i cittadini onesti, lo sappiamo. Ma vorremmo - ha spiegato Befera - che fosse compreso, perché ci consentirà di colpire meglio gli evasori, gli stessi dei quali i contribuenti che pagano le tasse si lamentano». La norma che, è in vigore dal primo gennaio è stata introdotta con la manovra di fine luglio dal Governo. E mira nella sua essenza a mettere il fisco in grado di conoscere l'effettiva ricchezza della quale un cittadino italiano dispone realmente. I dati su acquisti «sensibili» come appunto gioielli, orologi, macchine, viaggi esotici, spese per università o college prestigiosi, saranno un riferimento importante per le verifiche fiscali. Con reddito di 40 mila euro, ad esempio, sarà difficile per il contribuente dimostrare di non averne altri occulti se, nel corso di un anno, lo stesso ha acquistato dieci orologi Rolex o Vacheron Constatin. O magari una Porsche o una Lamborghini. O anche collier di diamanti griffati Cartier o Bulgari.

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