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Valerio Maccari Mediaset controsorpassa Sky.

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Èquanto emerge dalla consueta relazione annuale dell'Agcom al Parlamento, presentata ieri a Montecitorio dal presidente Corrado Calabrò. La relazione parte proprio dalle tv, delineando un'industria che non solo tiene, ma cresce: il totale dei ricavi del settore ammonta a 8 miliardi e 976 milioni di euro, con un aumento del 4,5% sull'anno precedente. A fare la parte del leone il gruppo Mediaset, con un aumento dell'8,1%, toccando i 2 miliardi e 770 milioni di ricavi. Più modesta la crescita di Sky (+1,8%), a 2 miliardi e 630 milioni. La Rai, invece cresce del 2,5% e rimane la televisione più vista in assoluto, ma non supera i 2 miliardi e 553 milioni di ricavi. Mediaset è anche prima per raccolta pubblicitaria: attira il 56% delle risorse, dice Calabrò, «con il 38% degli ascolti; Sky meno del 5% e la Rai, che ha il 41% della platea televisiva, controlla solo il 24% della pubblicità, a causa del suo stringente limite di legge». Eppure la televisione di Stato, sottolinea, sarebbe in cima alla classifica se non fosse «per l'intollerabile evasione del canone», arrivata alla cifra monstre di 500 milioni di euro. E, lascia intendere, per ragioni di qualità. «La Rai deve avere maggiore considerazione della qualità del suo servizio», commenta, «ma l'arresto del declino della tv pubblica è una priorità non percepita come tale». Secondo la relazione, la televisione rimane comunque il mezzo di informazione più amato dagli italiani, con l'89,1% delle preferenze. Rimane al palo invece, e drammaticamente, internet: «l'Italia ha due primati negativi», spiega il presidente di Agcom. È agli ultimi posti in Europa per l'accesso a Internet, e ai primi posti al livello mondiale per pirateria». Due dati in qualche modo legati fra loro. «Nei Paesi dove la banda larga è più sviluppata», si lancia il presidente Calabrò, si assiste al decremento della pirateria on line». Ma la crescita della rete per ora è un miraggio: solo il 50% delle case ha la banda larga, contro il 61% di media europea. «Siamo sull'orlo della retrocessione in serie B», ammonisce. A non affermarsi è soprattutto la rete fissa: il mobile, trainato dal successo degli smartphone, fa boom. Gli italiani che navigano da cellulare sono 12 milioni, con un incremento del traffico dati dell'82% rispetto al 2009. In totale il settore vale 1,1 miliardi di euro, +7% rispetto al 2009. Ma pesa il rischio di saturazione delle reti. «Per questo è ormai indifferibile la gara per l'assegnazione di ulteriori frequenze mobili prevista dalla legge di stabilità 2011, spiega Calabrò. Altrimenti si rischia l'intasamento». A catalizzare il consumo di internet è Facebook, davanti a cui l'utente medio passa 9 ore e mezza al giorno: «l'Italia è la prima nazione al mondo, insieme al Brasile, per penetrazione dei social media, con l'86. Segue la Spagna con il 79%». Va bene anche l'editoria elettronica, che vede salire i ricavi del 12,7%, raggiungendo i 774 milioni di euro. Prosegue però la debolezza dell'editoria tradizionale, secondo veicolo di informazione preferito dagli italiani: nel 2010 i ricavi sono scesi del 4,5% a 6,9 miliardi e il settore registra anche la riduzione del 6,3% delle copie vendute. Unica nota positiva la raccolta pubblicitaria: che rimane quasi invariata, con una minicrescita dell'0,1%.

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