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L'Ue non abbandona Atene

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Il ritorno alla dracma greca non ci sarà. Parola dei vertici dell'Unione Europea che ieri da Deauville dove si tiene il vertice del G8 hanno ribaltato la tesi del commissario Ue alla pesca, la greca Maria Damanaki, che mercoledì sulla sua pagina internet aveva parlato della non remota possibilità che Atene abbandonasse il club dell'Euro. «Faremo di tutto per evitare il fallimento della Grecia» hanno spiegato ieri il presidente della Ue, Herman Van Rompuy, e quello della Commissione europea, Josè Manuel Barroso. Una stroncatura decisa dunque dello scenario catastrofico. I greci usciranno dal tunnel della crisi più forti di prima -ha affermato l'esecutivo europeo - a patto che attuino senza tentennamenti il risanamento dei conti e dell'economia. L'impressione però è che la situazione del Paese ellenico possa precipitare da un momento all'altro. Anche il presidente Usa, Barack Obama - pur non citando mai il caso Grecia - al tavolo del G8 si sarebbe detto preoccupato per la crisi dei debiti nell'Eurozona, soprattutto per le sue ripercussioni sui cambi, con un euro che potrebbe indebolirsi eccessivamente rispetto al dollaro. La doccia fredda, però, arriva dal Fondo monetario internazionale. Per la prima volta, infatti, sono a rischio i suoi aiuti ad Atene, a partire dalla prossima tranche di prestiti per un ammontare di 4 miliardi di euro, fondamentale per onorare le scadenze di giugno ed evitare la bancarotta del Paese. Si tratta dei prestiti erogati insieme alla Ue (che entro giugno dovrebbe sborsare 8 miliardi) nell'ambito del piano da 110 miliardi varato un anno fa. A lanciare l'allarme è stato il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, che si è detto pessimista sull'esito della missione di Commissione Ue, Bce ed Fmi ancora in corso ad Atene: «In base al suo statuto - ha detto Juncker - il Fondo può concedere un finanziamento solo a fronte di garanzie su un periodo non inferiore ai 12 mesi. E penso - ha ammesso - che si arriverà alla conclusione che queste garanzie non ci sono». Che non si tratti di preoccupazioni infondate lo dimostrano le parole della stessa portavoce del Fmi, Caroline Atkinson, pronunciate da Washington quasi in contemporanea con le affermazioni di Juncker: «Noi concediamo finanziamenti dopo aver concordato con il Paese interessato le necessarie misure di risanamento e dopo aver constatato che sono disponibili anche altre fonti di finanziamento. Solo in questo modo possiamo salvaguardare i soldi dei nostri membri». Intanto il governo greco a proposto a Deutsche Telekom di «lanciare la procedure» di acquisto del 10% dell'operatore di telefonia, Ote, di proprietà statale. Lo ha annunciato il ministro greco delle finanze, Papaconstantinou. Che ha inviato la richiesta al gruppo tedesco, dopo la decisione presa lunedì dall'esecutivo di cedere «immediatamente» le quote di stato di Ote.

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