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Corsia preferenziale per Grilli in Bankitalia

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Il direttore del Tesoro in pole position per rilevare il posto di Draghi

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.Una corsa ridotta a due nomi, espressione di due differenti filosofie. Così alla scelta interna che risponde al nome di Fabrizio Saccomanni, attuale direttore generale, si contrappone quelle esterna che ha ormai i contorni definiti del direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, bocconiano, 54 anni, con una carriera universitaria negli Usa (professore a Yale) e in Gran Bretagna è stimato dalla comunità finanziaria e bancaria nazionale e a livello internazionale. Insomma un profilo che, nei titoli, potrebbe ben figurare nel raccogliere l'eredità di Draghi. A spingere in alto le sue quotazioni però potrebbe essere anche il legame stretto creato negli anni con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Che passo dopo passo sta costruendo un braccio finanziario pubblico che faccia da volano per l'economia. Un disegno che vede nella trasformazione della Cassa Depositi e Prestiti e nella Banca del Sud i tasselli della costruzione di un autentico fondo sovrano interno. E che nella Banca d'Italia potrebbe trovare un giusto complemento. Sì, perché anche Palazzo Koch ha il suo «tesoretto». Munizioni finanziarie, oltre alle intoccabili riserve d'oro, che sono nella disponibilità di Via Nazionale. E che possono essere usate per attività diverse da quelle riconducibili alla politica monetaria e alla gestione valutaria. A patto che non siano investite in finanziamento monetario agli Stati Membri. Un jackpot che nell'ultima relazione di Bankitalia (quella del 2009) è iscritto per oltre 98 miliardi di euro (cinque dei quali in azioni e partecipazioni). Una massa monetaria che potrebbe essere investita in partecipazioni definite «strategiche» e aggiungersi così alla potenza di fuoco della Cassa Depositi e Prestiti che siede su circa 200 miliardi di euro legati al risparmio postale. La stabilità e lo sviluppo del made in Italy, obiettivo ormai prioritario nell'economia globalizzata, potrebbe motivare la scelta di Banca d'Italia di diventare partner del fondo sovrano. Ed è questo uno dei motivi che depongono, secondo quanto risulta a Il Tempo, a favore di Grilli a capo della Banca d'Italia. La competenza e la dimestichezza con la nuova strategia economica del Tesoro, che punta a creare un polmone finanziario in grado di dare ossigeno alle imprese, rendono Grilli l'uomo giusto al posto giusto. O sicuramente quello con le migliori credenziali. Questo non significa che le risorse interne di Bankitalia non siano all'altezza ma la scelta del dg del dicastero di Via XX settembre si iscriverebbe nel solco di una nuova dimensione e di nuovi approcci strategici delle istituzioni finanziarie nei nuovi scenari globali. In fondo anche l'arrivo di Draghi alla Bce è figlio di questa impostazione. L'attuale Governatore ha portato la sua esperienza di analista dei flussi finanziari all'interno della Banca d'Italia. È soprattutto attraverso questa arma che, oggi, gli stati possono difendersi dagli attacchi esterni, più subdoli perché portati a termine non con eserciti ed armi, ma sotto forma di speculazione monetaria. Il caso dell'euro in tensione da mesi è, in questo, esemplare. Anche in questo modo, e cioè con il controllo stretto dei movimenti monetari anomali, il made in Italy è stato salvaguardato negli ultimi anni. Presto Draghi metterà a disposizione questa «intelligenza» per tutto il sistema europeo. Su questo aspetto ha sbaragliato la concorrenza di altri candidati e anche la Germania, che sull'export sta fondando la forza della sua ripresa, lo ha accolto a braccia aperte.

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