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Draghi più vicino a Bce

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Mario Draghi

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Riservandosi come previsto il placet finale, Angela Merkel ha detto sì alla candidatura di Mario Draghi per la presidenza della Banca centrale europea. «È una persona interessante ed esperta, vicina alle nostre idee sulla stabilità e sulla solidità economica» ha detto la cancelliera al settimanale di Amburgo Die Zeit. «La Germania potrebbe quindi sostenerlo». Martedì sera la Merkel aveva preannunciato per telefono a Silvio Berlusconi il proprio endorsement. Ed a stretto giro è giunta da Berlino la conferma del portavoce del governo: «Quando sarà annunciata la candidatura il governo tedesco la appoggerà». E la candidatura emergerà ufficialmente forse già dalla riunione di lunedì 16 dei ministri finanziari dell'Eurogruppo. Giulio Tremonti, con un certo understatement, ha confermato «di aver firmato un documento, è l'ho mandato». La strada è dunque in discesa per il governatore della Banca d'Italia, dopo che nel summit con Silvio Berlusconi del 26 aprile era arrivato l'ok di Nicolas Sarkozy. Non è la sola buona notizia per il governo. Dopo la promozione dei conti pubblici da parte dell'Ocse (pur notando l'elevata pressione fiscale), è giunta quella del Fondo monetario internazionale. L'Fmi afferma che il pareggio di bilancio nel 2014 annunciato da Tremonti «è un obiettivo possibile». Non solo: «Prosegue il percorso di ripresa dell'economia italiana. La stanno rendendo più resistente il consolidamento fiscale e il rafforzamento della stabilità finanziaria, che sono prerequisiti per la crescita» scrivono gli esperti di Washington. «Le banche italiane sono uscite dalla crisi meglio degli altri principali istituti di credito». Anche il Fondo monetario punta l'indice sulla bassa crescita, ma in un periodo di default a catena e con il debito pubblico che abbiamo, lo scampato pericolo e l'uscita dalla crisi, certificati dai due più prestigiosi organismi mondiali, passano in primo piano. Si tratta di successi rilevanti per l'esecutivo, e per Berlusconi e Tremonti in particolare. Il ministro dell'Economia ha il merito di avere tenuto salda la barra del rigore. Il Cavaliere quello di non avere ceduto ai bru-bru di questa o quella cena in cambio di una manciata di popolarità e di voti alle amministrative. Anche il probabile approdo di Draghi all'Eurotower di Francoforte è un risultato di cui andare orgogliosi. Solo pochi mesi fa la Bild, il più diffuso tabloid tedesco, scriveva: «Mamma mia! Per gli italiani l'inflazione è un modo di vivere come la pasta col pomodoro». A parte il fatto che l'inflazione italiana è di solo tre decimali più alta di quella tedesca, da quanti anni non ottenevamo una nomina di questa portata? Dall'elezione di Romano Prodi alla presidenza della Commissione di Bruxelles nel 1999: un'esperienza non memorabile. Oggi, se Draghi ce la farà, il merito sarà in primo luogo suo nonché conseguenza del rovinoso forfeit del tedesco Axel Weber: neppure loro sono perfetti. Ma è giusto ricordare anche che Berlusconi lo ha sostenuto apertamente dall'inizio con Germania e Francia. E che proprio il Cavaliere volle Draghi in via Nazionale dopo la vicenda Fazio. Fu a cavallo del Natale 2005, sul finire del secondo governo del Cavaliere: il quale assieme a Gianni Letta convinse l'allora top manager della Goldman Sachs a tornare ad essere civil servant in Italia. Né la nomina ebbe vita facile: il centrosinistra ed il Quirinale, dove era assiso Carlo Azeglio Ciampi, sponsorizzavano Tommaso Padoa Schioppa, poi ministro con Prodi. E non mancarono i veleni sul Draghi «amerikano», uomo delle banche d'affari. Dunque una rinfrescata di memoria non guasta. Né per la sinistra abituata al disco rotto dell'«Italia zimbello d'Europa». Né per chi nella maggioranza osserva queste cose con la logica del proprio cortile. Ora partirà la corsa per la successione in Bankitalia, con Vittorio Grilli e Lorenzo Bini Smaghi in prima linea. Andrà gestita con altrettanta linearità e non sprecando l'occasione: il centrodestra ha dimostrato di sapere esprimere una classe dirigente e comportamenti di livello europeo. Basta insistere.

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