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Più ricerca per salvare le piantagioni di tabacco

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Questisono i temi affrontati in un convegno che si è svolto a Città di Castello, in provincia di Perugia, nel cuore dell'Umbria, terza regione per produzione di tabacco (17.000 tonnellate annue). L'incontro dal titolo «Lavoriamo per il futuro della tabacchicoltura» ha fatto il punto sul progetto di ricerca, avviato nel 2010, che ha visto il coinvolgimento di Ismea, Università di Napoli Federico II, Università di Perugia, e Unitab. Il dibattito si è incentrato sulle proposte avanzate dalla Commissione europea, in particolare dalla direzione generale Sanco, per la revisione della Direttiva sui prodotti di tabacco, e ancora si è parlato di costi di produzione e di malattie che minano qualità e quantità dei tabacchi. «Il primo obiettivo è ridurre i costi di produzione» ha detto Oriano Gioglio, direttore di Unitab, in rappresentanza dei produttori di tabacco. Infatti, ha spiegato Gioglio, «i tabacchicoltori si trovano in grandi difficoltà dopo la fine degli aiuti comunitari che coprivano il 50% del valore della produzione. È ovvio comunque che il mercato deve fare di più». Sul fronte normativo, a livello europeo, ha continuato Gioglio «l'Italia sta cercando di fare fronte comune con i paesi produttori di tabacco ma preoccupano alcune modifiche che se approvate darebbero un colpo ai nostri tabacchicoltori soprattutto campani». In particolare desta allarme il divieto di utilizzo degli ingredienti per la produzione delle sigarette che rischia di annullare la produzione di varietà Burley, coltivata soprattutto in Campania e destinata alle sigarette «American Blend». Altro punto nodale delle modifiche della Commissione Ue la introduzione del «pacchetto generico» che prevede pacchetti di sigarette tutti uguali, in tinta unita, al quale la filiera italiana del tabacco è ostile.

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