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Crisi e vecchiaia limano i risparmi degli italiani

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LaConfcommercio, elaborando i dati Istat, stima che si è più che dimezzata dal 1990 la propensione al risparmio, da circa 4.000 a 1.700 euro l'anno. In pratica se prima per ogni 100 euro di reddito se ne riuscivano a mettere da parte 23, oggi non si arriva a 10. Risparmi che, nota la Confcommercio, si preferisce destinare al bene rifugio per eccellenza: il mattone, il quale resta la principale forma di utilizzo del surplus monetario. Anche i consumi pro capite si sono ridotti ma a un tasso inferiore a quelli patiti dal reddito e dal risparmio. Secondo gli analisti della Confcommercio il livello monetario del risparmio è oggi inferiore a quello di venti anni fa di circa 20 miliardi di euro mentre il livello dei prezzi - come anche quello delle retribuzioni monetarie - è oggi più elevato del 50% rispetto all'inizio degli anni '90. Per questo «la quantità di beni e servizi che si possono acquistare con il risparmio del 2010 è meno della metà di quanto si poteva acquistare con il risparmio del 1990. E non è una questione di livello di prezzi». La contrazione del risparmio dipende da due cause: la prima, riguarda la stagnazione del reddito disponibile. La seconda riguarda l'età media della popolazione.

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