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La sfida di Tremonti Dal rigore alla crescita

Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti

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Dopo il risanamento dei conti è il momento della crescita, dello sviluppo economico, a cominciare dal Mezzogiorno. In piena tempesta giudiziaria, spetta al contestato ministro dell'Economia Giulio Tremonti, accendere i riflettori sulle priorità del paese e rilanciare l'azione del governo. Il «mastino» dei conti pubblici si presenta nella sala stampa di Palazzo Chigi a fianco a Berlusconi, per lanciare la Fase2 della legislatura. Solo una settimana fa, tra Giulio e Silvio erano volate parole grosse proprio perchè il ministro si era rifiutato categoricamente di allentare i cordoni della borsa e mettere più risorse sul piano economico. Tre i due si era evitata la rottura per un filo mentre l'entourage del premier soffiava sul fuoco insinuando il sospetto che Tremonti tramasse per scalzare Berlusconi. Un sospetto alimentato da quel partito nel Pdl da sempre ostile al rigorismo spinto del ministro. Ma ieri i due, fianco a fianco, sembravano aver ritrovato il feeling dei bei tempi e qualcuno ci ha visto una sorta di investitura nell'eventualità di un passaggio di mano. Fantapolitica a parte, ora più che mai Berlusconi ha bisogno di Tremonti per riportare l'attenzione sul giusto binario dell'azione del governo. Ecco quindi la Fase2, quella dello sviluppo economico. «Adesso si apre una fase diversa: tenere i conti pubblici ma anche ragionare sulla crescita», dice in conferenza stampa Tremonti. L'occasione è la firma per la proroga della moratoria dei debiti delle Pmi. Dopo l'emergenza «ora possiamo guardare con maggiore respiro allo sviluppo economico». E si parte subito. Già oggi prenderà il via, con gli altri ministri interessati, un tavolo ad hoc, al Tesoro. L'obiettivo è l'Ecofin di aprile quando «dovremo presentare il nostro piano di riforme - dice Tremonti - e dovrà essere un piano con i numeri non un piano politico vecchio stile. Se ci inventiamo i numeri saremo sanzionati». Al vertice dei ministri finanziari l'Italia non si presenterà come l'anello debole dell'Europa. Con l'azione del governo, «siamo saliti di colpo al secondo posto in Europa dopo la Germania» mentre per la disoccupazione «siamo al di sotto della media europea». Rivendica le due riforme degli ammortizzatori sociali e delle pensioni, «la migliore d'Europa». Ma occorre un ulteriore scatto in avanti. «L'Italia - arringa il ministro - deve crescere più dell'1,1% e se vuole farlo deve lavorare in particolare per il Sud. È vero che cresciamo meno degli altri ma molti Paesi negli ultimi dieci anni sono stato drogati dalla finanza e ora stanno scendendo e avranno una drastica riduzione del tenore di vita e del pil». A frenare la crescita in Italia c'è il debito pubblico «più elevato d'Europa, il terzo del mondo che ci costa cinque punti di pil all'anno». Ma Tremonti invita anche a guardare le cose in modo non autolesionistico. «La Francia quest'anno cresce dell'1,5% ma ha un deficit del 7%, senza quel 7% la sua crescita sarebbe meno della nostra». La Germania, dice ancora, deve «il boom» della sua economia, «attesa in declino l'anno prossimo», ai contratti aziendali. La debolezza dell'Italia sta nella sua struttura «duale» con un Sud che arranca. La priorità quindi è di colmare il divario con il Nord. Tremonti torna a parlare della crisi «prodotta dalle banche e da chi non ha vigilato». «In Europa - sostiene - c'è stato il grande problema dell'omessa vigilanza sulla finanza privata, a fronte di una giusta vigilanza sulla finanza pubblica». «Dobbiamo crescere, vogliamo crescere», ripete Tremonti come un mantra. «Il nord, in base alle ultime statistiche Ue, è la regione più ricca d'Europa. Ergo del mondo. Se si aggiunge il centro, la media di ricchezza, patrimonio e reddito è uguale alla Francia. Il nostro problema è il contributo al Pil e l'accumulo di ricchezza» del Sud. Quanto all'accordo per il credito alle piccole e medie imprese sottoscritto ieri con Confindustria, Abi, Rete Imprese Italia, oltre alla proroga, viene previsto l'allungamento della durata, fino a un massimo di tre anni, del piano di ammortamento dei mutui per le imprese che hanno aderito alla prima fase dell'avviso comune. Le banche si impegnano a concedere finanziamenti alle imprese che avviino un processo di rafforzamento patrimoniale.

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