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Marchionne non se ne va

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Nonc'è ancora nessuna decisione sulla governance o sul quartier generale di Fiat e Chrysler, il tema non sarà affrontato prima del 2014. L'ad di Torino Sergio Marchionne lo ha precisato parlando al Salone dell'Auto di Chicago, anticipando quindi quello che dirà sabato prossimo all'incontro con Berlusconi e i ministri economici. A Palazzo Chigi quindi ripeterà che la bufera che si è scatenata è del tutto ingiustificata. Lo stesso che ha detto a Bloomberg definendo «esagerate» le reazioni italiane all'ipotesi del trasferimento della sede. Questa precisazione invece di tranquillizzare i sindacati ha rinfocolato i sospetti. Così Giorgio Airaudo, responsabile Auto della Fiom, ha commentato che Marchionne «dovrebbe contenere le sue esternazioni americane o più semplicemente chiarire una volta per tutte il piano Fabbrica Italia a un tavolo negoziale, presenti tutti i soggetti». E mentre l'ad manda segnali rassicuranti, negli stabilimenti non cessano le fibrillazioni. Le Rsu della Sevel non hanno firmato l'accordo con la clausola di garanzia che prevede l'impegno dei sindacati a non convocare scioperi nei sabati lavorativi straordinari. La Fiat ha già fatto sapere che potrebbe rivedere il programma di produzione nello stabilimento di Atessa della Sevel dove vorrebbe aumentare la produzione nel 2011 a 200.000 furgoni, assumendo a tempo determinato 150 operai. «È evidente che la Fiat non vuole più negoziare tenendo conto delle esigenze dei lavoratori, ma vuole solo imporre le proprie ragioni» tuona Airaudo della Fiom. Intanto la Fiat incassa la promozione di Moody's. L'agenzia di rating ha confermato il rating Ba1 su Fiat ma ha assegnato un outlook negativo al gruppo. È il riconoscimento della performance operativa migliore delle attese di Fiat, della generazione di cassa e del basso livello di indebitamento netto nel 2010. Il rating riflette la posizione di leader di Fiat sul mercato in Brasile e della presenza dominante sul mercato nazionale italiano. Il gruppo genera circa due terzi del proprio fatturato in questi due Paesi e quindi secondo Moody's «è particolarmente vulnerabile ad una diminuzione della domanda in una di queste regioni. Tale diversificazione geografica molto limitata è una debolezza fondamentale per il suo attuale rating». L'agenzia prevede comunque che Fiat «sarà in grado di contenere ulteriori perdite di quote di mercato entro i prossimi due anni, prima di riacquistare le quote di mercato in Europa». Inoltre, «il rating considera i rischi e le opportunità connessi alla sua partecipazione in Chrysler. L'investimento in denaro per aumentare la sua quota farebbe aumentare la pressione negativa sul rating» e innescare un possibile downgrade. Il rating potrebbe essere declassato se non dovessero verificarsi una serie di condizioni: ovvero sostenere i recenti miglioramenti della redditività e del cash flow, sostenere un consistente assorbimento di cassa e mantenere un profilo sano di liquidità con una struttura del debito equilibrata. Intanto la Commissione europea ha avviato un'indagine formale sulle sovvenzioni che la Polonia intende concedere al gruppo Fiat per la produzione di una nuova generazione di motori a benzina in Slesia. L'esecutivo Ue sospetta che si tratti di aiuti di Stato incompatibili con il diritto comunitario.

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