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Il caso Fiat arriva a Palazzo Chigi

Sergio Marchionne e Silvio Berlusconi

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Il caso Fiat arriva a Palazzo Chigi. L'ad del gruppo italo-americano, Sergio Marchionne, incontrerà la prossima settimana, in data ancora da decidere, Berlusconi e i ministri Sacconi, Romani e Tremonti e il sottosegretario Letta. Sul tavolo c'è lo stato di attuazione del progetto Fabbrica Italia dopo la sigla dell'accordo su Pomigliano e Mirafiori, e l'evoluzione dell'integrazione tra Fiat e Chrysler. In particolare il governo chiederà chiarimenti sull'ipotesi, peraltro già smentita da Torino, dello spostamento della sede da Torino a Detroit. Alcune precisazioni dovrebbero venire anche dall'audizione di Marchionne alla Commissione Bilancio della Camera fissata per domani. È indubbio che il matrimonio tra Fiat e Chrysler e di qui a due anni l'incremento al 51% della quota detenuta dal Lingotto nella casa americana, rappresentano un'assoluta novità per il sistema imprenditoriale italiano. La creazione di un gruppo globale impone di ragionare in termini non più di stretto interesse domestico. Il che vuol dire, come ha spiegato il presidente Elkann che ci saranno quattro centri direzionali (a Torino e Detroit si aggiungeranno Brasile e Asia) dove sono i mercati di interesse strategico. Questo significa che l'azienda divenuta internazionale, metterà i suoi quartier generali nei punti nevralgici. Non solo. Collocherà i suoi prodotti dove è strategico e dove ci sono accordi che funzionano. La grande scommessa italiana è quindi di ragionare in termini globali. Pertanto gli stabilimenti dovranno marciare come quelli americani e avere la stessa affidabilità produttiva. Cambiano le logiche strategiche perchè con l'integrazione con Chrysler sono cambiati gli scenari di riferimento. L'integrazione tra i due gruppi consente alla Fiat di coprire quei mercati dove i prodotti Chrysler non funzionano perchè arretrati su tecnologie specifiche mentre la casa di Detroit fornisce all'alta gamma la piattaforma tecnologica del 4X4. Chrysler è all'avanguardia sulla tecnologia elettrica mentre Fiat lo è sul metano come ha riconosciuto lo stesso presidente americano Obama. Poi i dati. L'obiettivo per il 2011 è di superare i 4 milioni di auto l'anno in tutto il mondo (500 mila in più rispetto al 2010). Attualmente con i marchi Fiat si producono 2.100.000 auto e l'obiettivo è di arrivare a 2,2 milioni-2,3milioni. Con il marchio Chrysler la prospettiva è di passare da 1,6 milioni a 2milioni. Ieri sono continuate le polemiche con la Cgil che interpreta la logica di più centri direzionali come «l'ammissione di avere progetti di esodo dall'Italia». Ma il Presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, riferendo di un colloquio telefonico con il presidente della Fiat, dice: «John Elkann, mi ha detto che loro credono in Torino e nella possibilità di avere qui le produzioni, non soltanto gli uffici di rappresentanza, ma gli stabilimenti». Le macchine non bisogna produrle in Cina, dice Cota, ma «si possono produrre qui, da noi». Per il Pd Piero Fassino, candidato alle primarie come sindaco di Torino, «avere sostenuto il sì all'accordo su Mirafiori rende più forte la richiesta alla Fiat di rispettare gli impegni pattuiti con i lavoratori e di garantire la presenza a Torino».

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