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Prezzi alimentari in tensione. Ottanta Paesi rischiano il caos

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Ipiù colpiti sono soprattutto i paesi africani ma anche dell'Asia centrale. A suonare il campanello d'allarme, in un'intervista a «Les Echos», è Olivier de Schutter, il relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto all'alimentazione a pochi giorni da quello lanciato dalla Fao. L'indice Fao, che si basa su un paniere composto da materie prime come grano, riso, carne, prodotti caseari e zucchero, a dicembre è balzato a 214,7 punti, in rialzo del 4,2% rispetto a novembre. «Gli stock di beni alimentari -sottolinea de Schutter- sono stati riforniti nel 2008 e nel 2009 ma lo scarto tra la realtà di questi stock e l'evoluzione dei prezzi sui mercati è a volte molto consistente. Oggi viviamo l'inizio di una crisi alimentare simile a quella del 2008. Ottanta paesi circa sono in situazione di deficit alimentare. Un aumento continuo dei prezzi può essere molto pericoloso per questi paesi». Oggi, come nel 2008, sottolinea de Schutter, «non c'è un problema di penuria». Tuttavia, rileva, quando si accumulano informazioni come quelle legate ad incendi in Russia, alla canicola in Ucraina, a piogge troppo forti in Canada o altre notizie di questo tipo, spiega, «alcuni operatori di mercato preferiscono non vendere subito mentre gli acquirenti provano ad acquistare il più possibile: quando tutti fanno così i prezzi aumentano». A questo fenomeno, sottolinea, «si aggiunge l'aumento della produzione legata ai biocarburanti. Negli Stati Uniti la quota di produzione di mais destinata al bioetanolo sarà quest'anno del 38,3% contro 30,7% nel 2008».

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