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Trappola per evasori a quota 3.600 euro

Un anello di diamanti

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Da ieri chiunque entri in un negozio tenga a mente questo numero: 3600. Anzi quota 3.600, euro si intende. Sarà questo il limite massimo che il Fisco italiano continuerà ad accettare per garantire l'anonimato all'acquirente. La norma inserita nella manovra economica di fine luglio è ora in vigore. Anche se con una transizione che durerà fino ad aprile. In ogni caso dal primo gennaio chi superi questa cifra non potrà esimersi dall'esibire il codice fiscale al venditore. Chi farà acquisti dovrà cioè rendersi palese, attestare al cervellone delle Entrate chi è, quando ha fatto il suo acquisto e in che esercizio. Un identikit completo che, se mette a disposizione dei segugi delle Entrate elementi determinanti per scovare evasori (quelli che ad esempio investono guadagni non tassati in orologi e gioielli di lusso) mette a rischio la privacy e la legittima libertà di poter spendere i propri guadagni senza dover necessariamente comunicare al ministero le proprie scelte.   Giusto perseguire chi non rispetta i principi cardine dello Stato, chi evade va colpito senza pietà perché il suo egoismo penalizza gli onesti. Ma il metodo utilizzato ha un profilo un po' invasivo che sconfessa i valori di una società con meno vincoli e controlli statali. Insomma finché l'indicazione degli acquisti interessa le aziende è, giusto e logico, che l'amministrazione finanziaria chieda conto delle somme monetarie tra loro scambiate, ma quando il controllo scende a un livello così dettagliato e con importi talmente bassi nelle tasche dei consumatori, allora qualche dubbio sorge. Sarà anche per questo che lo stesso direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera, in un'intervista al Corriere della Sera, abbia messo le mani avanti sui commenti che ogni italiano da oggi farà sul modus operandi dell'erario italiano. «È un sacrificio che chiediamo a tutti i cittadini onesti, lo sappiamo. Ma vorremmo - ha spiegato Befera - che fosse compreso, perché ci consentirà di colpire meglio gli evasori, gli stessi dei quali i contribuenti che pagano le tasse si lamentano». Una chiamata alla Santa Alleanza con chi onestamente paga tutte le imposte che, da oggi, dovrà presentarsi dal gioielliere, o nel negozio di pellicce o anche presso un'agenzia di viaggio munito di tessera fiscale. Un po' come accade oggi da farmacista per ottenere lo scontrino «parlante» e cioè valido per le detrazioni fiscali nelle dichiarazioni dei redditi. La norma che, è in vigore dal primo gennaio, anche se le prime comunicazioni alle Entrate dovranno essere inviate dagli esercenti a maggio del 2011, è stata introdotta con la manovra di fine luglio dal Governo. E mira nella sua essenza a mettere il fisco in grado di conoscere l'effettiva ricchezza della quale un cittadino italiano dispone realmente. I dati su acquisti «sensibili» come appunto gioelli, orologi, macchine, viaggi esotici, spese per università o college prestigiosi, saranno un riferimento importante per le verifiche fiscali. Con reddito di 40 mila euro, ad esempio, sarà difficile per il contribuente dimostrare di non averne altri occulti se, nel corso di un anno, lo stesso ha acquistato dieci orologi Rolex o Vacheron Constatin. O magari una Porsche o una Lamborghini. O anche più collier di diamanti griffati Cartier o Bulgari. Tutti gli acquisti saranno tracciati, individuati, ed elaborati dal centro dati delle Entrate. Spetterà al cittadino chiarire se la ricchezza sia derivata da un'eredità improvvisa o da una vincita mirabolante al Superenalotto. In mancanza resterà la medicina amara della cartella esattoriale e della restituzione del maltolto alle casse dello Stato. La normativa non ammette deroghe e scappatoie. L'agenzia delle Entrate alla fine dello scorso anno ha emanato le regole alle quali si devono attenere tutti i soggetti che fanno operazioni con l'applicazione dell'Iva. Il limite è di 3 mila euro al netto dell'imposta sul valore aggiunto (Iva) quando si tratta di transazioni nelle quali c'è l'obbligo di emettere una fattura. La stessa soglia passa a 3600 euro per gli acquisti per quali non è obbligatoria l'emissione della fattura. Il prezzo in questo caso ingloba anche il valore dell'Iva. Sebbene l'obbligo sia giuridicamente scattato con il primo gennaio 2011, nella fase di prima applicazione, il grosso delle operazioni da segnalare è quello relativo alle transazioni superiori ai 25 mila euro. Una sorta di tregua per i consumatori finali che si protrarrà fino al 30 aprile di quest'anno. Poi non ci sarà scampo per nessuno. Tesserino sanitario o codice fiscale dovranno restare perennemente nel borsellino o nel portafoglio. Un sacrificio che gli onesti sopporteranno. Anche perché la lotta all'evasione non si ferma certo a questo. Nel 2011 gli 007 del fisco si dedicheranno alle verifiche sulle imprese costantemente in perdita, alle imprese «usa e getta» che aprono e chiudono dopo pochi mesi e alle partite Iva. Che sulla carta sono oltre 7 milioni ma spesso nascondono forme di lavoro dipendente oppure non sono mai state operative. «Cominceremo a fare pulizia anche lì. Nel frattempo partiranno le verifiche a tappeto sulle partite Iva esistenti. A chi non opera con l'estero verrò tolto l'accesso al Vies (il sistema operativo della Partita Iva ndr). Crediamo che così, intanto, si possano limitare le frodi carosello condotte con l'estero» ha spiegato lo stesso direttore Befera nell'intervista al Corriere della Sera. Insomma un 2011 che si prospetta duro, almeno nelle intenzioni, per chi di pagare le tasse proprio non ne vuol sapere.

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