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Lite sulle misure anticrisi Berlino boccia l'eurobond

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Il cancelliere tedesco Angela Merkel

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L'Eurogruppo si spacca sulle misure per proteggere l'area euro e evitare un pericoloso effetto domino dall'Irlanda agli altri Paesi. Se tutti sono d'accordo sul fatto che occorre un potenziamento dello scudo anticrisi, quando si passa dalle parole ai fatti, ovvero alla cura, ecco che l'accordo diventa difficile. Ieri sul tavolo dei Paesi dell'area euro c'erano due proposte. Quella della Bce e del Fondo Monetario internazionale che propongono l'aumento del Fondo di salvataggio dei Paesi euro in difficoltà e quella a firma del presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker e del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che rilanciano insieme la proposta degli eurobond, da emettere attraverso la creazione di un'Agenzia europea del debito. Due misure però che hanno subito incassato la bocciatura del Cancelliere tedesco Angela Merkel: le attuali norme del Trattato Ue non permettono di emettere delle obbligazioni europee perchè comporterebbe una riduzione della concorrenza tra i vari Paesi. «I tassi di interesse - ha spiegato Merkel - sono un incentivo a migliorare e a rispettare i criteri del Patto di stabilità e di crescita».   La proposta Juncker-Tremonti è stata accolta con un certo scetticismo anche da Bruxelles: «Si tratta di un'idea intellettualmente attraente», ha commentato il commissario Ue agli affari economici e monetari, Olli Rehn, sottolineando che però se ne discute da decenni senza successo. Il commissario europeo ha anche ricordato che nei mesi scorsi l'ipotesi degli eurobond ha incontrato l'opposizione della maggioranza delle capitali europee. Anche il presidente dell'esecutivo europeo, Josè Manuel Barroso, ha sollevato dubbi sulla «praticabilità politica» della proposta. Berlino ha bocciato anche l'incremento del Fondo salva-Stati (l'European finacial stability facility, Efsf) che conta attualmente 440 miliardi di euro. La Germania è il primo contributore di questo fondo e ciò è poco popolare tra i tedeschi.   L'alternativa prospettata dalla Merkel è invece quella di concentrarsi subito sul futuro meccanismo anticrisi permanente (che partirà dalla metà del 2013), fissando nel dettaglio le modalità di partecipazione, da valutare caso per caso, delle banche e degli investitori privati. Tra le ipotesi sul tavolo anche la dilazione delle scadenze o del pagamento degli interessi per i titoli dei Paesi dell'Eurozona insolventi. Ipotesi che ancora una volta piace poco a Berlino. Ma è il Fondo Monetario internazionale ad insistere sulla necessità di rimpolpare il Fondo salva-Stati (si parla di un raddoppio da 440 a 880 miliardi di euro). L'istituto di Washington sarebbe pronto a raddoppiare il suo contributo per i Paesi euro in difficoltà, portandolo da 250 a 500 miliardi di euro. In un rapporto presentato dal direttore generale del Fondo, Dominique Strauss-Kahn, ai sedici ministri della zona euro, si sottolinea come il piano salva-Irlanda e le misure finora prese potrebbero non essere sufficienti.

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