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Mercato dell'auto sempre più giù

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Continua a ottobre il calo delle vendite. In Europa -16,1%. Male Fiat -32,7%

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.la responsabilità è degli incentivi del 2009 che in Europa hanno influenzato anche i primi mesi del 2010 ed hanno comunque consentito al mercato di contenere il calo sul 2008 nell'1,6%, rinviando l'impatto della crisi che ora si sta riversando pesantemente. È questa l'analisi del Centro Studi Promotor sui dati dell'Acea che indicano per ottobre l'ennesimo crollo delle vendite scese del 16,6% rispetto allo stesso mese del 2009. Nei primi dieci mesi dell'anno la flessione è stata del 5,5%. L'Italia è al secondo posto dopo la Spagna tra i Paesi più penalizzati (-28,8%). La Fiat ha risentito più delle altre case automobilistiche della flessione e la quota di mercato è salita rispetto ad agosto (6,9% su 6,4%) ma è scesa rispetto a un anno fa (8,7%). Le vendite sono state quasi 74mila, il 32,7% in meno rispetto al 2009. Nel gruppo l'Alfa Romeo è in controtendenza: a ottobre ha aumentato i volumi di vendita del 12,6% rispetto allo stesso mese del 2009 (quasi 11 mila le vetture immatricolate) e ha raggiunto una quota dell'1%, rispetto allo 0,8% di un anno fa. «La coperta degli incentivi è stata troppo corta e la ripresa dell'economia non è ancora sufficientemente forte per consentire un recupero non assistito dei livelli di vendita del passato» commenta il Csp e stima che «le prospettive per l'immediato futuro non appaiono positive anche se il mercato europeo, quantomeno a partire dalla primavera prossima, dovrebbe reagire positivamente agli stimoli derivanti dalle numerose novità che le case automobilistiche hanno lanciato». Secondo l'Anfia (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) i giudizi sulla convenienza all'acquisto e «le intenzioni di spesa a breve termine sono ancora improntati alla cautela». L'Anfia prevede una chiusura di 2010 con una contrazione del 10,2%, ovvero 220.000 vetture in meno, sui volumi immatricolati nel 2009. Poi spiega che su ottobre hanno contribuito negativamente anche i rincari dei prezzi dei carburanti registrati in alcuni Paesi e, nel caso della Francia, gli scioperi e i blocchi stradali contro la riforma delle pensioni voluta dal governo.

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