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Banche a picco a Piazza Affari

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.La crisi della finanza pubblica di Dublino ha portato i suoi effetti nelle borse del Vecchio Continente con Milano che ha lasciato sul terreno il 2,65% del suo valore pesante peggiorato dalle trimestrali deludenti. In particolare Unicredit che ha archiviato i nove mesi con un utile in calo a un miliardo di euro e profitti nel terzo trimestre sotto le attese. Le vendite hanno colpito così il gruppo di Piazza Cordusio che ha perso il 4,61%. Peggio è andata anche a Intesa Sanpaolo (-5,22%), Mediobanca (-3,07%) ed Mps (-2,23%). Il titolo maggiormente colpito è stato però quello di Mediaset. Il mercato ha letto negativamente i risultati trimestrali diffusi dal gruppo del Biscione. Mentre tra gli operatori qualcuno parla anche di un riflesso negativo della possibile crisi di governo. Così a fine seduta il titolo ha lasciato sul terreno il 6,48%. A portare il sereno si attende l'esito del G20 che si apre oggi a Seoul in Corea del Sud e che si appresta a dare il via libera al piano Draghi per rafforzare le regole che governano il sistema finanziario internazionale. Una ricetta messa a punto dal Financial stability board (Fsb) (presieduto dal governatore di Bankitalia) che punta soprattutto ad accrescere la capacità di resistenza delle grandi banche. Quelle troppo grandi per fallire («too big to fail») senza creare danni gravissimi in tutto il mondo. Ma è giallo sull'esistenza di una presunta lista in cui sarebbe indicata una ventina di gruppi ritenuti maggiormente a rischio sistemico e che dovrebbero essere obbligati ad assicurare requisiti di capitale ancor più elevati di quelli stabiliti dall'accordo di Basilea III. Il Financial Times giura che il G20 è pronto a pubblicare l'elenco, lanciando a tutte le autorità di vigilanza un forte invito a monitorare più attentamente lo stato di salute di queste banche. In un'altra lista, invece, ci sarebbero i nomi delle grandi banche che non destano preoccupazioni di carattere globale. Ma da fonti dell'Fsb arriva una secca smentita: nessuna doppia lista, nessuna divisione tra banche di seria A e banche di serie B, ma solo raccomandazioni per far sì che siano rafforzate le regole.

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