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Futuro francese per Alitalia

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Ariaprire il caso è l'amministratore delegato della compagnia, Rocco Sabelli, che, in un'intervista nel nuovo libro di Bruno Vespa, annuncia che, al termine del periodo di lock up nel 2013, proporrà agli azionisti una fusione con il colosso francese. «L'azionariato che controlla Air France è per il 14% in mano al governo francese e per il 12% al personale. Non è detto che i nostri soci non possano avere una partecipazione sull'aggregato, se non superiore a quella del primo azionista, almeno del secondo, in modo da mantenere a un livello rilevante il peso della proprietà italiana». Ma su questo scenario piomba una valanga di no. Il primo stop gli arriva da Berlusconi, che, categoricamente, afferma: «Alitalia deve rimanere italiana». E frena, subito, anche il presidente della compagnia, Roberto Colaninno, il quale mette in chiaro che la proposta di Sabelli non è condivisa dagli azionisti. Altolà anche dal sindaco di Roma Gianni Alemanno. «Tutti gli sforzi fatti fino ad ora dal governo erano e sono finalizzati a mantenere la compagnia di bandiera in mani italiane. Questi sforzi non possono essere traditi perchè hanno pesato notevolmente sulle tasche dei contribuenti». Poi Alemanno mette in guardia dalle conseguenze «imprevedibili» che ci potrebbero essere da «un cambio così forte nell'assetto azionario» della compagnia di Alitalia. Un impatto rispetto «alle potenzialità, allo sviluppo e alla gravitazione geografica della compagnia. Alitalia deve rimanere italiana con Fiumicino come hub internazionale». Torna alla carica la Lega. Castelli, vice ministro delle Infrastrutture, attacca: troppe azioni da Roma contro il Nord.

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