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Unicredit fa utili grazie all'estero

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Senzagiri di parole l'amministratore delegato di Piazza Cordusio, Federico Ghizzoni, da un mese alla guida dell'istituto, va al cuore del problema. Ghizzoni interviene al tavolo del Crevv, la cabina di regia per l'economia veronese e veneta promossa dalla Provincia di Verona, e sottolinea che «la fiducia nel Paese c'è» anche perchè «il 50% dei ricavi è in Italia» e la nostra «resta una banca italiana». Negli «ultimi due anni», però, nel contribuire agli utili altri Paesi «sono andati meglio». Ma il banchiere parla anche del rapporto con le le fondazioni azionisti (CariVerona è il primo socio italiano con il 4,63%). «È stato ed è - sottolinea - buono, personalmente non vedo perchè dovrebbe cambiare in negativo». Si tratta, peraltro di «investitori stabili», rileva, che hanno «sempre supportato il gruppo e non hanno mai particolarmente interferito con il management». Il manager affronta anche questioni attuali e, a proposito della doppia aliquota per le banche proposta dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, sottolinea che «è da discutere con attenzione e interesse». Su questioni più interne alla banca, Ghizzoni torna poi a smentire le voci sull'intenzione del presidente, Dieter Rampl, di dimettersi e, sul successore di Sergio Ermotti all'investment banking, assicura che «i tempi saranno rapidi». Italiano o straniero ancora non si sa, anche perchè «su business così importanti a livello europeo siamo aperti a diverse soluzioni». L'ad di Unicredit fa anche un richiamo alla politica, complice un'intervista del sindaco di Verona, Flavio Tosi, secondo il quale senza direttive politiche i banchieri hanno fatto disastri. «L'ingerenza nell'attività quotidiana» della politica nella banche «non è accettabile - afferma - mentre un dibattito tra pubblico e privato è la base di una società civile».

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