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Allarme di Corte dei Conti Troppa corruzione nello Stato

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Un'emergenzainfinita quella della malaffare nelle gestione delle risorse pubbliche che condiziona e mina la stabilità delle istituzioni. Un «cancro» messo in evidenza dal nuovo presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino (nella foto) che si è insediato ieri in una cerimonia alla presenza del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Un'occasione per riaffermare il ruolo della magistratura contabile come guardiano dei conti pubblici. E dunque di osservatore privilegiato della politica economica, alla quale Giampaolino ha lanciato messaggi precisi: «È necessario mantenere ora a galla i redditi più bassi». Il neo presidente ritiene complicato che «data l'attuale situazione, si possano ridurre le tasse». Giampaolino ha lanciato senza indugi l'allarme corruzione: «Gli episodi di dissipazione delle risorse pubbliche, talvolta di provenienza comunitaria, persistono e preoccupano i cittadini ma anche le istituzioni il cui prestigio e affidabilità sono messi a dura prova da condotte individuali riprovevoli». Un aspetto che «dovrebbe fuoriuscire dalle competenze della Corte» perché di tratta di «materia penale» certo non verificabile con controlli preventivi. In ogni caso il contesto è difficile e la politica di bilancio, dopo gli effetti della crisi «deve misurarsi con una perdita permanente di entrate per circa 70 miliardi, di prodotto per circa 130 miliardi e con una spesa pubblica crescente nelle prestazioni essenziali». Così «la prolungata bassa crescita del Pil» renderà difficile la riduzione del carico fiscale. Occorre però sostenere i redditi più bassi e recuperare «energie» riqualificando la spesa pubblica. Infine il Federalismo: Giampaolino ritiene che la sfida sia quella di attuarlo senza aumentare la pressione fiscale.

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