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I disoccupati sono più di due milioni Un giovane su tre è senza lavoro

Un giovane guarda gli annunci di lavoro

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I disoccupati sono 2,136 milioni e non erano così tanti da quasi dieci anni. I dati diffusi dall'Istat relativi al secondo trimestre dell'anno evidenziano che il numero delle persone in cerca di lavoro ha raggiunto un livello che non si raggiungeva dal secondo trimestre del 2001. A pesare oltremodo sul dato negativo la disoccupazione giovanile, anch'essa mai stata così elevata da oltre dieci anni. Il tasso è arrivato a toccare il 27,9%. CALO DEGLI OCCUPATI NELL'INDUSTRIA - Nel secondo trimestre 2010 il numero di occupati (in termini destagionalizzati) risulta pari a 22.915.000 unità segnalando un aumento rispetto al trimestre precedente pari allo 0,1%. Rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente la riduzione è stata pari allo 0,8% (-195.000 unità), a sintesi di una sostenuta riduzione della componente italiana (-366.000 unità) e di una significativa crescita di quella straniera (+171.000 unità). Persiste, nel confronto tendenziale, la forte riduzione del numero degli occupati nell'industria in senso stretto, soprattutto nel Nord: al sensibile calo dei dipendenti permanenti a tempo pieno si contrappone l'ulteriore incremento dell'occupazione a orario ridotto. Il tasso di occupazione è pari al 57,2%, con una flessione di sette decimi di punto percentuale rispetto al secondo trimestre 2009. Il numero delle persone in cerca di occupazione raggiunge (in termini destagionalizzati) 2.136.000 unità, con un aumento dell'1,1% rispetto al primo trimestre (+24.000 unità). Rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente l'aumento è del 13,8%. L'incremento tendenziale della disoccupazione si concentra nel Nord tra gli ex-occupati; nel Centro e nel Mezzogiorno tra gli altri gruppi dei disoccupati. CRESCONO GLI INATTIVI - Alla crescita della disoccupazione si accompagna un moderato aumento degli inattivi rispetto al secondo trimestre 2009 (+92.000 mila unità), sintesi di una lieve riduzione delle non forze di lavoro italiane e di un ulteriore incremento di quelle straniere. Nella media del secondo trimestre 2010, il tasso di disoccupazione (destagionalizzato) è pari all'8,5%, con un aumento di 0,1 decimi di punto rispetto al primo trimestre e di 1,0 punti rispetto al secondo trimestre 2009. Nel secondo trimestre 2010 la crescita su base annua dell'offerta di lavoro sintetizza un lieve aumento della componente maschile (+0,1%, pari a 12.000 unità) e un più robusto incremento di quella femminile (+0,5%, pari a 47.000 unità). Alla stabilità registrata nel Nord si associa la crescita nel Mezzogiorno (+0,3%, pari a 24.000 unità) e soprattutto nel Centro (+0,6%, pari a 34.000 unità). In tale area si segnala l'accrescimento dell'offerta di lavoro maschile (+1,4%, pari a 43.000 unità).   IL 27,9% DEI GIOVANI SENZA POSTO - La disoccupazione giovanile non è mai stata così elevata da oltre dieci anni. Nel secondo trimestre - afferma l'Istat - il tasso di disoccupazione giovanile è salito al 27,9%, il livello più alto mai raggiunto dal secondo trimestre del 1999. Dal punto di vista strutturale "sono particolarmente rilevanti la disoccupazione e l'inattività giovanili, nonostante rimangano molti, anche nel Sud, i lavori cercati e non trovati dalle imprese. La fondamentale risposta rimane quindi quella educativa e formativa, affinché le competenze corrispondano a quelle richieste dal mercato del lavoro", afferma a riguardo il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. I dati Istat sull'occupazione relativi al secondo trimestre "confermano e consolidano quelli che erano già noti in base alle rilevazioni mensili". Dal punto di vista congiunturale, il trimestre ha manifestato "una sostanziale stabilità dei dati in rapporto al periodo precedente, per cui l'Italia ha indicatori complessivi significativamente migliori della media europea, grazie a strumenti come i contratti di solidarietà e le varie forme di cassa integrazione", osserva Sacconi. Il governo, con il suo Piano triennale e lo specifico programma per l'occupabilità dei giovani, "conferma un percorso fondato sull'integrazione tra apprendimento e lavoro, sul rilancio dei contratti di apprendistato, sullo sviluppo delle politiche di collocamento e ricollocamento dei lavoratori anche grazie a un rinnovato patto con le Regioni, istituzionalmente competenti per le politiche attive a partire dalla formazione".  

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