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La nuova Alitalia non riesce a decollare

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L'indiscrezione è piombata inaspettata e rimette in discussione tutto il quadro programmatico della compagnia. Per l'Alitalia ci sarebbero esuberi per circa 2.000 unità così suddivisi: 1.200-1.400 dipendenti, ai quali andrebbero aggiunti i contratti di 600 precari da non rinnovare. Se ne sarebbe parlato in una convention con 400 dipendenti tenuta ad inizio settembre. A due anni dalla privatizzazione e al passaggio alla cordata guidata da Colaninno non sembra che la situazione per la compagnia di bandiera sia migliorata. Nonostante gli sforzi fatti con l'esternalizzazione di numerose attività, l'abbattimento del costo del personale attraverso la cassa integrazione ma anche sul fronte dell'efficienza (la puntualità è migliorata) l'azienda soffre. Se le cifre dovessero essere confermate dai vertici della compagnia che al momento non si sono pronunciati, sarebbe compromesso l'obiettivo del pareggio di bilancio per il 2011. Secondo le indiscrezioni il numero dei dipendenti scenderebbe così dai 14.000 attuali ai 12.600 previsti dal Piano Fenice. L'accordo definito a Palazzo Chigi prevedeva per la nuova Alitalia 12.600 unità. Dove si andrebbe a tagliare? Le esternalizzazioni potrebbero interessare gli scali minori che hanno circa 300 dipendenti (finora il personale è stato ridotto di 150 unità); il servizio dei magazzini che conta un centinaio di dipendenti; gli uffici che si occupano dell'acquisto del catering e di ciò che viene vendito a bordo (circa 50 unità); l'ufficio che si occupa del catering nell'aeroporto (circa 500 dipendenti); e i servizi di manutenzione (un migliaio di unità). Cosa sta impedendo alla compagnia di decollare? Al primo punto c'è la crisi economica che ha ridotto il traffico dei passeggeri e aumentato i costi. C'è la concorrenza sempre più agguerrita esercitata dall'Alta Velocità delle Ferrovie che con il mix tempi ridotti più puntualità ha davvero sottratto utenza all'Alitalia soprattutto nella tratta privilegiata dal business Roma-Milano. I sindacati di settore di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, hanno chiesto all'azienda di «uscire allo scoperto e chiarire le reali intenzioni». Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi sottolinea di non aver avuto nessuna comunicazione.

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