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È di Alberto Aleotti il tesoretto di Vaduz

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Sitratta di 476 milioni depositati nel conto della Igt che, a prima vista, sembrano essere sfuggiti alle maglie del Fisco. Nei giorni scorsi Heinrich Kieber, il funzionario della banca del Liechtenstein che aveva venduto al governo tedesco l'elenco di conti milionari, aveva rivelato al settimanale Stern che era proprio italiano l'evasore più ricco tra i clienti della banca. La titolarità e l'entità del deposito di Aleotti sono comunque note dal marzo del 2008, quando venne alla luce il caso della cosiddetta lista Vaduz, tornata alla ribalta in questi giorni sulla stampa italiana. Un tesoretto che è finitocomunque sotto osservazione da parte dele Fiamme Gialle e degli ispettori del Fisco ormai a caccia di qualunque traccia di possibile evasione. Nnel caso di Aleotti, comunque, l'entità della cifra non è passata inosservata. Evasione tutta da verificare naturalmente. Ma il patron della Menarini non ha perso tempo. E ha spiegato direttamente la sua versione. «Tutte le disponibilità finanziarie, del sottoscritto e della mia famiglia, in Italia e all'estero, sono regolarmente ed integralmente assoggettate a tassazione, come le competenti autorità potranno agevolmente verificare». Il gruppo Menarini «è completamente estraneo alla vicenda» ha ribadito Aleotti. Nel mirino dei segugi dell'Erario ci sarebbe però l'ipotesi, tutta da provare, che dietro le importazioni di due farmaci (pravastatina e fosinopril) sia stato costruito un sistema per creare fondi neri. Un'accusa che la Menarini ha prontamente rinviato, anche ieri, al mittente. E cioè ai Pm di Firenze.

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