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Fiom dice ancora no. Il Lingotto tace

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FrancescoAlfani Riaprire le trattative e rimettere in discussione il piano per lo stabilimento campano della Fiat. Dal cinema «Gloria» di Pomigliano d'Arco i delegati della Fiom, riuniti nell'assemblea nazionale, ribadiscono il loro no all'intesa separata raggiunta dalla Fiat lo scorso 15 giugno con Cisl, Uil e Ugl. E, forti del mancato plebiscito nel referendum del 22 giugno, tentano la prova di forza, chiedendo all'azienda di rivedere i punti più contestati dell'accordo. Mentre la Fiat, per il momento, resta in silenzio. La partita per il futuro del «Giambattista Vico», insomma, non è ancora chiusa. La Cgil, messa nell'angolo dal governo e dagli altri sindacati, ha dimostrato, con quasi il 40% dei no all'accordo da parte dei dipendenti di Pomigliano, che il suo peso nello stabilimento è ancora forte. E così ieri tutti i rappresentanti dell'ala dura della Cgil, nessuno escluso, hanno approvato il documento di sostegno al segretario Fiom Maurizio Landini che dice no senza appello al piano così com'è. E concede una possibile apertura all'azienda solo se si rivedono i punti che, nell'interpretazione del sindacato, «limitano il diritto di sciopero e violano le norme di diritto del lavoro». Una posizione contestata da tutti gli altri sindacati. Per la Fim-Cisl l'iniziativa della Fiom non serve a dare prospettive ai lavoratori di Pomigliano. Per questo serve invece che «la Fiat decida rapidamente l'avvio degli investimenti e confermi la produzione della Panda». L'Ugl è ancora più dura e parla di comportamento «non democratico» della Cgil, che vuole dettare le sue condizioni pur essendo in minoranza. «Il referendum ha parlato chiaro e ora spetta all'azienda fare il primo passo», afferma il segretario Giovanni Centrella, che chiede a Fiat di dare seguito alla scelta dei lavoratori e dei sindacati che «responsabilmente» hanno sostenuto il progetto per riportare la produzione della Nuova Panda in Italia. L'azienda però, chiamata in causa dai sindacati, prende tempo. Sergio Marchionne, in viaggio negli Usa per promuovere la «sua» Chrysler, non parla. Ed è stato invece il ministro del lavoro Maurizio Sacconi a intervenire, rassicurando gli operai di Pomigliano sul fatto che la Produzione nello stabilimento ripartirà «nonostante tutto».

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