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La Bce calma i mercati

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Tornail sereno sui mercati finanziari. La tempesta che si era abbattuta con violenza martedì scorso (le perdite a Milano avevano raggiunto il 4,5%) è stata attenuata dall'asta della Banca Centrale che ieri ha offerto denaro al sistema bancario. La temuta crisi di liquidità non si è verificata. Non c'è stata insomma la corsa in massa al rifornimento di fondi. La Banca centrale europea ha collocato poco più di 131 miliardi di euro presso le banche europee con un orizzonte temporale di tre mesi, un ammontare molto inferiore alle previsioni, che è «un risultato molto positivo» ha detto il presidente della Eurotower Jean-Claude Trichet. Anche se la prova del nove arriverà oggi con la scadenza di oltre 440 miliardi di euro prestati agli istituti europei un anno fa. Ma tant'è per ora l'asta andata meglio delle attese ha consentito di far recuperare terreno ai bond di Spagna, Grecia, Portogallo. Il timore di default insomma è rientrato. L'operazione di ieri da parte di Trichet, il cui esito è stato accolto da un recupero dell'euro sopra quota 1,23 dollari e da un coro di rialzi in borsa, era una forca caudina per il difficile percorso di «exit strategy» nel quale è impegnata la Banca centrale europea, costretta a ritirare liquidità ma allo stesso tempo a sostenere le banche con misure senza precedenti. Oggi, infatti, le banche dovranno restituire un ammontare enorme di liquidità preso in prestito un anno fa, quando la crisi finanziaria graffiava e la Bce era chiamata a risolvere l'emergenza. L'asta di ieri, con cui la Bce collocava fondi illimitati a tasso fisso a tre mesi, sarà regolata oggi e quindi ha rappresentato per le banche europee il primo modo per approvvigionarsi di liquidità in vista del probabile scossone. A sorpresa, però, è andato tutto bene: le banche hanno preso in prestito solo 131,9 miliardi quando le previsioni erano doppie quando non triple. Lo stesso Trichet ha definito «molto positivo» l'esito dell'asta, evidenziando che, anche se non ci saranno nuove aste a 12 mesi, le operazioni a sei giorni, a tre mesi e tutti gli altri strumenti sono «studiati apposta per assicurare una transizione il più ordinata possibile». I mercati, almeno ieri, sembrano dar ragione al banchiere francese. L'euro ha chiuso gli scambi europei un centesimo sopra la chiusura di martedì a New York (a 1,22878 da 1,2188) dopo aver superato brevemente quota 1,23 dollari. E contro lo yen la divisa unica ha guadagnato lo 0,7% a 108,77, interrompendo un trend ribassista che durava da otto giorni consecutivi. Sono risaliti anche i titoli bancari europei ed italiani, correggendo lo scivolone di martedì e trascinando le borse (dove tuttavia ha pesato negativamente l'andamento dei disoccupati negli Usa). I credit-default swap, gli indicatori del rischio di mancato rimborso, si sono attenuati sia per i titoli di Stato europei, che per i bond emessi dagli istituti di credito del vecchio continente.

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