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Il Signor Fiat ha ragione (e auto) da vendere

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Quando ho letto le parole di Sergio Marchionne sullo "sciopero calcistico" degli operai Fiat di Termini Imerese ho pensato: finalmente uno con le palle. L'amministratore del Lingotto ha detto quel che Il Tempo ha certificato, numeri alla mano, qualche giorno fa: una parte del sindacato e degli operai ha trasformato i diritti in abusi. Ecco spiegate le epidemie di massa, l'improvviso impulso a diventare tutti rappresentanti di lista nel periodo elettorale, gli scioperi durante le partite di calcio. Marchionne è politicamente scorretto? Evviva. Non se ne può più di un clima culturale e politico che ammorba il dibattito e mette sotto il tappeto le montagne di polvere che si ammassano sul Paese. Gli italiani onesti, quelli che lavorano sodo e pagano le tasse, devono ribellarsi a quell'altra parte dello Stivale che non ne vuol sapere di cambiare. Al Nord e al Sud. Perché i virtuosi non sono da una parte sola, come le mele marce. Ho spesso auspicato la fine del connubio tra Stato e impresa, l'uso di un'azienda come ammortizzatore sociale improprio, lo scambio indecente tra contributo e posto di lavoro. Marchionne rappresenta la fine di quel mondo. Era ora. Il destino della Fiat è scritto: sarà un'azienda che guarda al mercato globale e ha solide radici in Italia. Corso Marconi ha presentato un piano di investimenti per produrre ancora automobili nel nostro Paese. Poteva delocalizzare la produzione in tanti altri Stati, tutti pronti ad accoglierla a braccia aperte. Hanno fatto una scelta tricolore per mandare avanti il progetto chiamato Fabbrica Italia. Ma quando un sindacato rovescia il tavolo che generosamente era stato apparecchiato e si dedica alla lotta politica e non all'interesse dei lavoratori, allora c'è qualcosa di marcio in Italia, non in Danimarca come si diceva nell'Amleto. Una fetta della classe dirigente e un Pd in stato confusionale, tengono bordone alla Fiom. Sconfitti dalla storia, pensano di poter difendere l'indifendibile. Rischiano di far male all'Italia e non andranno da nessuna parte. Girano ancora sulla Trabant e hanno le ruote sgonfie.

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