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Antitrust: sì a modifiche della Carta per favorire la libertà d'impresa

Una donna-manager in ufficio

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Parere positivo dell'Antitrust alla modifica dell'articolo 41 e dell'articolo 118 della Costituzione per favorire una maggiore libertà economica. Nella relazione annuale al Parlamento il Garante della concorrenza ha espresso il «favore» dell'Autorità «per le recenti dichiarazioni del governo sulla volontà di aprire una nuova stagione di liberalizzazioni. Ben vengano - ha detto - le riforme costituzionali utili a tal fine». LIBERTA' D'IMPRESA - La strada per le riforme può essere intrapresa, secondo Catricalà, partendo da una legge ordinaria, così come indicato dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti: «Condividiamo la necessità di anticiparne gli effetti con legge ordinaria, che garantisca a chiunque il diritto di intraprendere senza oneri burocratici». Per il Garante «c'è anche l'urgenza di consentire alle nuove imprese e a quelle già esistenti di crescere e produrre ricchezza. Va quindi riformato il contesto di mercato oggi ostile al pieno esercizio dell'iniziativa economica. Lo strumento c'è, - ha detto parlando della necessaria legge sulla concorrenza - le idee non mancano, occorre tradurle senza ulteriore indugio in norme e fatti concreti». SERVE UNA LEGGE SULLA CONCORRENZA - L'Antitrust reclama «l'iniezione di dosi massicce di concorrenza» come antidoto alla crisi perchè il Paese non può più «pagare il prezzo di politiche anticompetitive». Per questo è urgente l'approvazione «in tempi certi, come accade per la manovra di bilancio e finanziaria» della legge annuale sulla concorrenza passando dalle parole «a fatti concreti». Ha inoltre sottolineato Catricalà, nella relazione annuale indicando come «prioritari» interventi nei settori della poste, dei trasporti, dell'energia e della finanza. «Il termine di legge previsto per l'approvazione del progetto in Consiglio dei ministri - ha osservato - è scaduto, ma il disegno governativo non è stato ancora presentato». I DATI - Catricalà ha evidenziato il conto dei ritardi italiani. Nel nostro Paese «i costi degli input produttivi sono più alti della media europea: 28% in più per l'energia elettrica, 6% in più per i fidi, 100% per la responsabilità civile automobilistica». L'adeguamento dei costi a quelli dei nostri vicini «darà respiro alla grande industria e ai distretti; consentirà prezzi più bassi; renderà probabile l'aumento dei consumi delle famiglie». Ma perchè ciò accada «è necessario iniettare nel sistema dosi massicce di concorrenza», ha ribadito passando in rassegna lo stato della concorrenza nei singoli mercati. ENERGIA - necessario il potenziamento delle interconnessioni di rete. «Nonostante sia avanzato il grado di liberalizzazione dei mercati elettrici, - ha detto Catricalà - vi sono zone del Paese (come la Sicilia, ndr) sostanzialmente isolate nelle quali si formano artificiose posizioni dominanti». Nel gas «occorre aumentare la capacità di stoccaggio» e favorire l'attivazione di nuovi rigassificatori «affinchè la materia prima abbia accesso alla rete nazionale senza l'intermediazione dell'incumbent». Lo schema di decreto sugli stoccaggi «si muove verso questo obiettivo, a condizione che si adottino cautele per limitare l'azione dell'impresa dominante nella gestione delle nuove quantità». TLC - va recuperato il ritardo nello sviluppo della rete di nuova generazione per la banda larga. L'Autorità «non è pregiudizialmente contraria a ipotesi di cooperazione tra imprese rivali, purchè siano garantite l'assenza di pratiche nocive per la concorrenza e la neutralità nella gestione della rete. Le regole di governance dovranno a tal fine essere valutate dall'Antitrust». SERVIZI PUBBLICI LOCALI - secondo Catricalà, «rimangono saldamente in mano alle imprese ex municipalizzate e i meccanismi della competizione per il mercato stentano ad affermarsi». La recente riforma «ha due punti di forza: impone l'obbligo generalizzato della gara e definisce direttamente a livello legislativo una precisa cronologia. Il punto di debolezza si nasconde però dietro l'angolo ed è la facilità con cui possono insinuarsi proroghe». CREDITO - di fronte alla crisi «le banche italiane si sono dimostrate più solide di quelle di altri Paesi. Tuttavia, all'indubbia qualità si associa una perdurante debolezza degli stimoli competitivi». In particolare, «l'intensità degli intrecci azionari e personali tra imprese concorrenti frena le spinte concorrenziali». RC AUTO - «nonostante le recenti riforme, i premi continuano a salire secondo dinamiche non chiare». Per questo l'Autorità ha da poco aperto un'indagine conoscitiva. TRASPORTO FERROVIARIO - il settore «è chiuso agli stimoli competitivi». È necessario «istituire un sistema di regolazione tecnicamente adeguato e indipendente, senza il quale i vantaggi della liberalizzazione stenteranno ad affermarsi». AUTOSTRADE E AEROPORTI - «concessioni a scadenza lontana, associate alla debolezza strutturale della vigilanza, pregiudicano la concorrenza». Sorte analoga stanno subendo le gestioni aeroportuali, anch'esse monopoli naturali. Secondo il Garante, «sarebbe stata buona regola individuare il soggetto gestore attraverso procedure selettive per periodi adeguati al livello degli investimenti, non più lunghi». POSTE - il diritto comunitario, ha ricordato Catricalà, impone, a partire da fine 2010, l'eliminazione della riserva come strumento di finanziamento del servizio universale. «Occorre pertanto definire la cornice normativa all'interno della quale potrebbero svilupparsi innovative esperienze imprenditoriali». SERVIZI PRIVATI - Il decreto attuativo della direttiva comunitaria sui servizi nel mercato interno «rappresenta un miglioramento dello status quo ma appare nel complesso timido, espressione in fondo di una cultura burocratica sospettosa nei confronti dell'iniziativa economica privata. Le prestazioni professionali rappresentano una parte importante dei servizi forniti a consumatori e imprese e, in termini di costi, una voce particolarmente incisiva, da non aggravare con riforme anacronistiche».

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