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Francesco Alfani La riapertura della finestra per il rientro dei capitali all'estero ha fatto emergere altri 9,2 miliardi di euro trasferiti all'estero dai contribuenti italiani e ha prodotto 694 milioni di gettito fiscale.

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Neldocumento si parla di oltre 9 miliardi aggiuntivi che i contribuenti italiani hanno deciso di far riemergere tra gennaio ed aprile di quest'anno. Un tempo supplementare concesso dal governo per consentire di concludere le operazioni di rientro più complesse, restate sospese alla scadenza del termine precedente del 15 dicembre 2009. Gli analisti finanziari spiegano infatti che molte di queste nuove operazioni hanno riguardato non tanto le somme depositate su conti esteri per sfuggire al pagamento delle imposte, quanto l'acquisto di immobili o il trasferimento di grandi patrimoni. Per «scudare» questi capitali si era deciso di riaprire i termini dell'operazione dal primo gennaio, aumentando però le aliquote che gli evasori avrebbero dovuto pagare. Non più il 5% del totale, ma il 6% per chi avrebbe effettuato le operazioni tra gennaio e febbraio e al 7% per i rientri conclusi tra marzo e aprile. Il risultato di questi quattro mesi aggiuntivi è stato peggiore delle attese iniziali degli operatori del settore bancario, che avevano stimato un rientro di capitali per un valore di 15-20 miliardi ma poi avevano dovuto rivederle al ribasso nelle ultime settimane. Sommati ai circa 95 miliardi raccolti nella prima fase, i 9 miliardi ottenuti fino al 30 aprile hanno portato il bilancio dell'operazione a un totale di 104,5 miliardi recuperati dal fisco, il 98% dei quali rimpatriati. E hanno garantito maggiori entrate all'erario per 5,6 miliardi. Nei prossimi giorni Tremonti dovrebbe presentare in parlamento una relazione con tutti i dettagli sui risultati dell'operazione di recupero.

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