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La sfida di Emma: tagli ai privilegi

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Silvio Berlusconi e Emma Marcegaglia

Berlusconi: "Rileggano la manovra"

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Emma Marcegaglia va all'attacco dei costi della politica e strappa alla platea degli industriali riuniti per l'Assemblea della Confindustria un lunghissimo applauso. È il segnale che il tema è molto sentito. Il presidente di Confindustria, rivolgendosi direttamente a Berlusconi, seduto in prima fila, lancia la sfida: la manovra va nella direzione giusta ma ora bisogna affrontare le riforme strutturali. Berlusconi torna sulla proposta di affidare il ministero di Scajola alla Marcegaglia ma gli industriali gli rispondono no. Poi dall'Ocse cita il Duce: «Come lui non ho poteri». Un applauso scrosciante, quasi una standing ovation. Fino a quel momento la platea l'aveva seguita silenziosa, attenta a ogni passaggio ma quando Emma Marcegaglia sferra l'attacco ai costi della politica, ecco che il parterre degli industriali si infiamma. All'Assemblea della Confindustria che questo anno coincide con la celebrazione del centenario dell'associazione imprenditoriale, il presidente Marcegaglia promuove la manovra varata dal governo ma lancia anche una serie di sfide. Il parterre degli imprenditori scandisce con ben 37 applausi i passaggi del suo discorso. In sala il ghota dell'industria privata e pubblica, esponenti del governo e dell'opposizione, leader sindacali e il Governatore della Banca d'Italia. In prima fila c'è il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ed è lui, in prima persona, che la Marcegaglia chiama in causa affinchè dia a breve un segnale che il governo intende fare sul serio oltre l'emergenza della crisi. Bene quindi gli interventi sul pubblico impiego e sulle pensioni ma ora occorre affrontare riforme strutturali riducendo le tasse per imprese e lavoratori, migliorando le infrastrutture, riformando la giustizia; non fermarsi quindi ai provvedimenti straordinari anticrisi. La spesa pubblica può essere ridotta di un punto di pil l'anno e «non ci sono settori intoccabili». Le imprese vogliono cambiamenti. E la prova sono proprio gli applausi quando la Marcegaglia incalza sull'ingerenza della politica e sui suoi costi. «L'inefficienza pubblica - avverte - nasce da troppi interessi partitici, troppe rendite da salvaguardare. La politica dà occupazione a troppa gente ed è l'unico settore che non conosce né crisi né cassa integrazione». Da qui la richiesta di «trasparenza negli acquisti della pubblica amministrazione». Non solo. I costi della politica sono la vera zavorra del bilancio pubblico. «La sforbiciata agli enti e ai costi della politica è sacrosanta ma è solo un buon inizio». E siccome è il momento dei sacrifici «è impensabile che non sia la politica per prima a ridurre energicamente i suoi privilegi». La Marcegaglia guardando in faccia Berlusconi alza il tono: «È arrivato il momento che i politici taglino i propri stipendi e le dotazioni per le loro segreterie e collaboratori, disboschino esenzioni e agevolazioni». E qui la platea si spella le mani dagli applausi. Quanto al taglio del 10% delle indennità dei membri del governo «è solo un timido esordio. Devono adeguarsi gli organi costituzionali». La Marcegagli è chiara: «le rinunce devono essere fatte da tutti». Stesso discorso per le Province. L'eliminazione di dieci di esse, «è un inizio ma è troppo poco». Confindustria chiede un cambio di passo. Nella manovra «mancano gli interventi strutturali per incidere sui meccanismi di formazione della spesa pubblica» per questo va rafforzata in Parlamento. La Marcegaglia sottolinea che «le misure di rigore non sono il frutto di una scelta politica maturata da senso di responsabilità ma imposta dall'andamento dei mercati». Ora quindi tocca al Parlamento e occorre un impegno bipartisan. La Marcegaglia richiama le forze politiche della maggioranza alla compattezza («basta litigi») e quelle dell'opposizione a collaborare. Il passo delle riforme è stato «troppo lento e uno scontro politico e sociale sulla manovra potrebbe bloccarle del tutto». Quindi basta divisioni e no per principio; bisogna mettere davanti a tutto l'interesse del Paese e «lavorare insieme». Quindi il presidente di Confindustria lancia un appello ai sindacati e alle associazioni datoriali per costruire «una grande assise dell'Italia delle imprese e del lavoro» con l'obiettivo di stringere un patto per la crescita. Chiede tempi rapidi. «Incontriamoci subito, diamoci l'obiettivo di una grande intesa per la crescita entro l'estate». La richiesta è estesa anche alla Cgil che la Marcegaglia non nomina esplicitamente ma che chiama in causa quando ricorda «quella parte che non ha firmato l'intesa sul nuovo modello contrattuale».

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