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Chi paga e chi spreca

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Una bandiera europea sventola davanti al Partenone di Atene

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Il piano dell'Unione Europea e della BCE a sostegno dell'euro è stato un successo che parla italiano. Una sorta di "Made in Italy" esportabile sul piano della visione dei sistemi finanziari e della politica economica. La politica, cacciata via dalla porta di quel Moloch senz'anima chiamato Europa, rientra dalla finestra e modifica il destino dell'euro. La politica di Tremonti ha còlto che l'euro dovesse finalmente subire una metamorfosi virtuosa: da rapporto fisso di cambio a reale moneta unica. Questo è il primo passo, concertato con il Governo di Berlusconi che, in Europa, è il più forte. Vince sempre, mentre Sarkozy e la Merkel vengono falcidiati nelle urne. Al tavolo delle trattative c'era il Ministro delle Finanze di un Governo forte e la Grecia molto deve al nostro Paese. Dunque, dieci e lode a questa governance intelligente ed efficace. Ciò detto, domandiamoci: e nelle Regioni cosa sta accadendo? Di tutto. Il federalismo è la via maestra e vincente, ma non si fa senza governi regionali virtuosi. Non solo. L'Europa non esiste, di fatto - nonostante l'ultimo accordo - mentre le Regioni esistono e sono spesso importanti sul piano strategico, perché - come nel caso della Sicilia - si affacciano sul Mediterraneo. Il Mediterraneo è il nostro mare, il bacino geo-economico e geo-politico cruciale per il nostro futuro. Proprio la Sicilia desta non poche preoccupazioni. La Cma Data Vision, una società che analizza il rischio di ogni ente che ha emesso o sottoscritto i Credit Default Swaps (contratti di assicurazione contro il default, ossia l'incapacità di corrispondere gli interessi o di rimborsare il capitale alla naturale scadenza), ha inserito la Sicilia al decimo posto, con 262 punti, tra le Regioni a rischio fallimento. Per assicurare 10 milioni di debito della Sicilia occorre pagare un premio annuo assicurativo di 262.000 euro. Nella classifica, ci sono, tra gli altri, la Grecia, l'Argentina, il Venezuela. Insomma, in pole position per il fallimento che costerebbe lacrime e sangue ai poveri cittadini contribuenti c'è il "Bordello" Sicilia, secondo The Economist. Come dire: un buon assist per alimentare il sarcasmo della stampa anglosassone. Ma non è tutto. Qui arriviamo agli "effetti speciali": parliamo della Regione Lazio. Il Consiglio regionale ancora non c'è, si comporrà solo domani, ma già spuntano i gruppi unici. Cosa che fa andare in bestia il cittadino. Perché qui si paga a prescindere. Prima ancora di vedere il cammello. Funziona così: un cittadino viene eletto in qualsiasi partito, poi può lasciarlo, formare un gruppo da lui stesso guidato, basta soltanto che esso sia rappresentato in Parlamento. Questo signore ha diritto a 5 addetti alla segreteria (5 contratti), più un addetto stampa ovviamente. A conti fatti, questo privato cittadino scopertosi leader unico ci costa la bellezza di 420.000 euro all'anno, tanto per gradire. E Pantalone paga. Nella scorsa legislatura, abbiamo avuto 9 gruppi unici su 18, che ci sono costati qualcosa come 3 milioni di euro. C'è poi il caso della Provincia, dunque sempre territorio e flusso di soldi pubblici. Sono stati rinviati a giudizio 27 consiglieri, che secondo l'accusa avrebbero attestato falsamente lavori per avere gettoni di presenza. Il federalismo alla rovescia. Il flusso di ricchezza dovrebbe permanere sul territorio in forma di tasse e investimenti, sì, ma quando il pubblico potere agisce al contrario e si ingozza di soldi ingrassando un ceto parassitario, quale sorte avranno la politica e l'Italia?

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