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«Anche se ci vorranno cinque anni per spenderli, faremo più o meno venti miliardi di investimenti: direi che i sindacati si possono accontentare»

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Nonsolo. «Per Pomigliano ci sono 700 milioni che stanno aspettando che qualcuno decida di mettersi d'accordo». È un messaggio molto chiaro e denso di determinazione quello che ieri i vertici della Fiat, l'amministratore delegato Sergio Marchionne e il neopresidente John Elkann, hanno mandato ai sindacati incontrando ieri, prima il sottosegretario alla Presdienza del Consiglio Gianni Letta e poi il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola per illustrare il piano industriale. Il nuovo corso del Lingotto è cominciato ma ora occorre anche dai sindacati un cambio di passo. La Fiat farà «miracoli», il sindacato si può quindi «accontentare» ha detto Marchionne ribadendo che il piano industriale è l'unico in grado di garantire che non si passi a quel «piano B» che «non è bello». Soprattutto il sindacato deve firmare un accordo per Pomigliano, altrimenti i 700 milioni promessi per il rilancio dello stabilimento campano non arriveranno. Nella notte, scherza arrivando in Via Veneto, «non ho cambiato idea», anche se ha dormito solo due ore. Nel corso dell'incontro, i vertici della Fiat e il ministro Scajola concordano il percorso del confronto che il Lingotto terrà con governo e sindacati, sia sul complesso del piano, sia sui singoli stabilimenti. Ma la strada sembra ormai tracciata. Su Termini Imerese «il discorso è stato già chiuso» ripete Marchionne. Nessun pericolo invece per Mirafiori dove, dice, «il potenziamento sarà incredibile, lì bisogna fare più di 200 mila vetture l'anno». Per Pomigliano, invece, la Fiat vuole un accordo sulla flessibilità altrimenti non ci sarà alcun investimento. La Fiat comunque conferma l'intenzione di voler arrivare ad un raddoppio della produzione negli stabilimenti italiani. Il governo si dice convinto del piano che, dice Scajola, «conferma l'interesse per Italia». Non la pensa così la Cgil. Il leader Epifani avverte: «Non mi piacciono i ricatti». E la Fiom rilancia: «Siamo pronti al negoziato ma non accetteremo qualsiasi cosa». fa un passo in avanti la Cisl. Il segretario generale Bonanni: «Come noi non abbiamo pausa se la Fiat vuole sfondare il tetto della produzione, così Torino non abbia paura di garantire migliori guadagni ai lavoratori».

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