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Scudo contro chi specula

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Mario Draghi

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La crisi della finanza pubblica greca ha riportato l'attenzione sulla minaccia che gli strumenti di finanza derivata possono rappresentare per gli stati sovrani. L'uso spregiudicato dei Credit Default Swap (I cosiddetti Cds, e cioè le polizze assicurative sui titoli di stato) rischia di rimandare in tilt interi sistemi economici. Così ieri Mario Draghi governatore di Banca d'Italia e presidente del Financial Stability Board (l'organismo da lui presieduto incaricato di scrivere le nuove regole della finanza mondiale) ha spiegato che così come è strutturato il mercato crea una «forte insicurezza», può portare rischi all'intero sistema e va quindi regolato.  Una posizione difficile da spiegare alla finanza anglossassone. Sarà anche per questo che Draghi ha aggiunto che non esiste una regola unica valida in tutto il mondo che possa evitare i rischi all'intero sistema causati da fallimenti di banche troppo grandi. Un distinguo che ben si accorda con l'ipotesi di creare un Fondo monetario europeo (Fme) che appena proposto ha incontrato acque agitate. A favore del progetto, appoggiato da Parigi, si è espressa ieri la cancelliera tedesca Angela Merkel. Ma quasi contemporaneamente è arrivato anche un primo stop da parte di Juergen Stark, membro del board della Bce, secondo il quale lo strumento sarebbe in contrasto con le regole Ue. Bruxelles sta comunque lavorando al progetto con Berlino e Parigi e oggi il commissario Ue agli affari economici e finanziari, Olli Rehn, informerà i colleghi dell'esecutivo europeo - riuniti a Strasburgo - sulle discussioni in corso. La Commissione Ue «è pronta ad avanzare la proposta», hanno assicurato sia il vicepresidente Antonio Tajani sia il portavoce del commissario Rehn. Obiettivo: garantire la stabilità dell'unione monetaria ed evitare che si verifichino di nuovo emergenze come quella della Grecia, che finiscono per mettere a rischio l'intera zona euro. L'auspicio di Bruxelles è di presentare tale pacchetto entro l'estate, prima della fine della presidenza spagnola della Ue. Tutto dipende dal consenso che l'ipotesi di creare un Fondo europeo avrà tra gli Stati membri. Solo questo frena la Commissione Ue dal presentare una proposta già oggi. E se Francia e Germania trainano il progetto, c'è da sondare ancora l'accoglienza che la proposta avrebbe in altri Paesi. Un'occasione potrebbe essere il duplice appuntamento di lunedì e martedì prossimi con le riunioni di Eurogruppo ed Ecofin. La Merkel ha salutato l'iniziativa come una «buona idea». Secondo alcune fonti ci sarebbe già un piano tedesco ben dettagliato, che prevede anche la possibilità per il Fme di comminare «sanzioni severe» per i Paesi della zona euro troppo lassisti sul piano dei conti pubblici. Come, ad esempio, la soppressione delle sovvenzioni europee, il ritiro temporaneo del diritto di voto nel corso delle riunioni ministeriali dell'Ue, e persino l'esclusione provvisoria dalla zona euro.

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