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Scajola: basta incentivi per l'auto Su Termini scoppia la bagarre

Il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola

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"Il Governo ha ritenuto che anche in Italia sia giunto il momento di tornare alla normalità del mercato dell'auto, non rinnovando gli incentivi e intensificando invece il sostegno alla ricerca e all'innovazione". Lo ha detto nel corso dell'informativa al Senato sullo stabilimento Fiat di Termini Imerese, il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, sostenendo che "gli incentivi, per loro natura eccezionali e dunque temporanei, non possono divenire la regola".  Gli aiuti, ha aggiunto il ministro, "sono un modo per rinviare il problema, non per risolverlo". Sugli stabilimenti a rischio chiusura Scajola ha poi sostenuto che "sarebbe sbagliato collegare la questione degli incentivi al mantenimento di singoli insediamenti produttivi, perchè questo è contrario non solo alla logica economica, ma anche alle norme europee".   Strategia complessiva - Nel dettaglio la scelta del governo è comprensibile alla luce di pochi dati: "Per comprendere quanto sia mutato lo scenario dell'auto - ha detto il ministro - basta considerare che in Europa il numero dei marchi automobilistici è diminuito dai 58 del 1964 agli attuali 22; il numero dei modelli in produzione, per contro, è aumentato da 72 a più di 200. Negli ultimi anni l'offerta di auto nel mondo è stata superiore alla capacità di assorbimento del mercato: le aziende hanno aumentato considerevolmente la propria capacità produttiva, anche attraverso la realizzazione di molti nuovi impianti produttivi". "L'attuale crisi - ha proseguito - dimostra, tuttavia, che questa crescita dell'offerta si è sviluppata al di fuori di un disegno strategico complessivo. In questo quadro - ha rimarcato Scajola - è necessario ridefinire anche le politiche pubbliche di sostegno, abbandonando logiche di intervento contrastanti con le nuove realtà del mercato e assicurando il più efficiente utilizzo delle limitate risorse pubbliche disponibili".   Piani per tutti gli stabilimenti - "Termini Imerese non è un problema solo della Sicilia, ma dell'Italia intera. Per questo il Governo Berlusconi ne sta seguendo le sorti con il massimo impegno - ha detto in apertia del suuo discorso il ministro - Nello stabilimento sono impegnati 1.658 lavoratori, a questi se ne aggiungono altri 300 che operano nell'indotto. Si tratta quindi di 2.000 posti di lavoro in un territorio che offre scarse alternative di impiego". E l'impegno del governo s'inquadra però in un quadro più generale: "difendere il sistema produttivo nazionale e l'occupazione con interventi generali, settoriali e specifici, consapevoli come siamo che l'industria rappresenta la grande ricchezza dell'Italia", ha detto Scajola, che ha ricordato che l'esecutivo ha "chiesto alla Fiat di fornire a breve i piani dettagliati per tutti gli stabilimenti". Bagarre, poi le scuse di Garraffa - La seduta è stata poi sospesa dopo la bagarre scoppiata in aula. "Lei non si può permettere di dire che un ministro dice bugie. Lei è un maleducato e un bugiardo" ha attaccato Scajola rivolto al senatore del Pd, Costantino Garraffa, che poco prima, nel corso dell'informativa su Termini Imerse aveva accusato il ministro di dire bugie nel raccontare la vicenda dello stabilimento siciliano della Fiat e in particolare sulle risorse a disposizione per sostenere la ristrutturazione del polo produttivo. Alla ripresa della seduta Garraffa ha rivolto le proprie scuse al ministro Scajola: "Devo chiedere scusa per le interperanze e ringrazio la capigruppo per questa occasione di dibattito sulla situazione dello stabilimento Fiat a Termini Imerese".  

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