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Fiat, Termini trema Il Centro Italia tiene

Fiat

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Tremano gli operai e l'indotto della Fiat di Termini Imerese in Sicilia. Ma, almeno per ora, gli impianti del Centro Italia: Cassino, Termoli e quelli della Val di Sangro non dovrebbero avere brutte sorprese dal punto di vista di tagli e sacrifici. Certo la crisi dei consumi, e più in generale dell'economia reale non aiuta, ma in alcuni casi come nell'impianto molisano si registrano anche turni di straordinario o l'arrivo di operai in cassintegrazione da altri stabilimenti. Merito, spiegano i sindacati, della specializzazione nella costruzione dei motori. Non solo dell'ultima generazione della serie Fire ma anche del gioiellino tecnologico Multiair, che può essere alimentato anche a metano, e che rappresenta l'equivalente a benzina del Multijet (il diesel cosiddetto common rail apprezzato da tutti i grandi costruttori internazionali). Insomma il valore di Termoli, e cioè l'alta tecnologia abbinata a prodotti con forte appeal sui mercati, mettono il sito al riparo da ristrutturazioni selvagge. Diversa ma non catastrofica è la situazione del sito di Cassino in provincia di Frosinone. Qui, infatti, i lavoratori sono interessati da cicli di cassa integrazione. A deporre a suo favore è però la considerazione del fatto che lo stabilimento è quello sul quale negli anni scorsi il Lingotto ha speso ingenti capitali per l'ammodernamento tecnologico. Difficile ipotizzare dopo un tale impegno un disinvestimento in tempi brevi. «Se strategicamente è insomma un impianto solido avrebbe bisogno di una maggiore fortuna» spiega a Il Tempo, Bruno Vitali esperto di vertenze Fiat della Cisl. Il sito è infatti specializzato nel cosiddetto segmento C delle autovetture. Il che significa Bravo, Delta e Croma. E se la prima ha un suo mercato, la Croma non sembra essere entrata nelle grazie degli italiani. Il colpo di fortuna atteso potrebbe essere però vicino e rappresentato dalla nuova Giulietta, un nome di richiamo irresistibile per molti automobilisti italiani e che dovrebbe riscuotere sicuro gradimento anche sui mercati esteri. La sua presentazione è prevista al salone di Ginevra il prossimo mese e la produzione dovrebbe cominciare a marzo. A Cassino incrociano le dita. A zoppicare di più è lo stabilimento della Sevel della Val di Sangro, un impianto che nei primi tre trimestri del 2008 e cioè fino all'inizio della crisi ha sfornato 250 mila veicoli industriali. Un punto produttivo ad alta efficienza, dunque, che paga più di tutti il prezzo del ciclo economico: i veicoli industriali sono i primi a soffrire il rallentamento. Per loro poi non sono stati stanziati incentivi. La Sevel, dunque, attende solo la ripresa.

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