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Contro Fiat in campo anche la Lega

Sergio Marchionne

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Contro la Fiat scende in campo anche la Lega. A tenere alta la tensione tra la maggioranza e il Lingotto ci ha pensato ieri Umberto Bossi che, con 24 ore di ritardo rispetto alla parole di Montezemolo: «L'azienda non ha mai ricevuto un euro pubblico» ha ribattuto che «la Fiat per tanto tempo ha vissuto con gli aiuti dello Stato». Un accusa rinforzata dal ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, che ha accusato il gruppo di «lampante irriconoscenza» e invitato «chi chiude o se ne va, a rendere i soldi avuti». Ancora scintille dunque sulle quali ha gettato acqua il presidente del Lingotto Luca Cordero di Montezemolo: «Non si è affatto interrotto il dialogo di Fiat con il governo, anzi, è buono, costruttivo» ha assicurato il presidente del Lingotto che ha aggiunto «con il presidente Berlusconi ci siamo sentiti spesso, lo abbiamo sempre trovato attento e estremamente disponibile». Fermo restando che la scelta dipende dall'esecutivo, «la Fiat è attrezzata per un 2010 senza incentivi» ha deto Montezemolo al Tg1. Lo stesso presidente nel pomeriggio di ieri aveva aperto alla possibilità di trovare una soluzione: «Credo che oggi il tema numero uno sia quello di pensare e di farsi carico delle persone, degli uomini e delle donne che lavorano a Termini, insieme al sindacato, insieme al Governo, insieme alla Regione». A rafforzare la tesi di un Lingotto comunque aiutato dai contribuenti italiani è intervenuta anche la Cgia di Mestre con i numeri. La casa torinese - secondo il suo ufficio studi - ha avuto negli ultimi 3 anni 270 milioni di euro di contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati. Si tratta per l'esattezza di 193 milioni in totale, dal 2006 al 2008, di contributi a fondo perduto per aree depresse o in declino industriale, e di 77 milioni di finanziamenti a fronte di progetti pluriennali in ricerca e innovazione. Butta acqua sul fuoco il ministro per l'Attuazione del Programma di Governo, Gianfranco Rotondi: «È vero - dice - che la Fiat ha goduto di tanti privilegi da parte dello Stato, ma è anche vero che va trovato un equilibrio per salvaguardare l'occupazione e la produzione». Ieri si è mosso anche il mondo sindacale che ha chiesto alla proprietà di battere un colpo, anche se Sergio Marchionne ha parlato di «rapporto perfetto» e «collaborazione continua». «L'immagine della Fiat non è certo al massimo. La famiglia ci ha sempre tenuto, strano questo silenzio», commenta il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini. «C'è sempre stato un rapporto morale forte tra la Fiat e il Paese - afferma il leader della Cisl, Raffale Bonanni - un consenso sociale fortissimo. Spezzare questo sodalizio è un errore. La proprietà ha un atteggiamento distaccato, sembra di stare nelle contrade anglosassoni». «Se la Fiat non vuole aumentare la capacità produttiva in Italia - dice il numero uno della Uil, Luigi Angeletti - si faccia venire un'altra casa automobilistica che ha voglia di investire nel nostro Paese» Per l'Ugl «la scelta da fare non è tra politica industriale e incentivi, ma bisogna garantire subito il lavoro e le produzioni italiane». A Termini Imerese, intanto, dove il Fondo Cape di Simone Cimino vuole partire subito con il progetto per l'auto elettrica, sale la protesta dopo il tavolo tecnico al ministero dello Sviluppo Economico. I sindaci del comprensorio sfileranno, con la fascia tricolore, in una fiaccolata, prevista il 19 febbraio in 40 comuni, per chiedere alla Fiat di cambiare il piano industriale. Il ministro Scajola inietta però dosi di ottimismo nella partita: «Ci sono diverse proposte per Termini Imerese che stiamo analizzando al ministero dello Sviluppo economico».

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