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Fiat, Marchionne gela i sindacati

Uno stabilimento Fiat

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Arriva uno stop chiaro alle polemiche che stanno montando attorno alla ormai scontata chiusura della fabbrica Fiat di Termini Imerese. E a fissare i paletti è l'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, che da Detroit ha lanciato un messaggio chiaro ai sindacati: «La Fiat è una multinazionale e i sindacati devono rendersi conto dell'equilibrio necessario fra domanda e offerta. Siamo disposti al confronto, ma nessuno può ignorare la realtà». Una doccia gelate per gli operai dell'impianto palermitano che fanno scattare la protesta, mentre il sindaco Salvatore Burrafato ha chiesto l'apertura del tavolo da parte del ministro Claudio Scajola. Oggi intanto la fabbrica siciliana si fermerà per lo sciopero di otto ore proclamato da Fim, Fiom, Uilm, Fismic e dalla Ugl. Gli operai andranno a Palermo a manifestare sotto la sede del consiglio regionale, dove sarà convocato un consiglio straordinario sul caso Fiat. La Uilm propone due ore di sciopero generale dei lavoratori del gruppo, ma su questo si discuterà giovedì nella riunione unitaria dei sindacati nazionali. Sul futuro di Termini Imerese l'ad non lascia speranze. «In questo mercato - afferma - parlare di riabilitare lo stabilimento di Termini Imerese è da pazzi. Non lo farebbe nessuno. L'ho detto il 18 giugno, l'ho ripetuto a Palazzo Chigi prima di Natale, l'ho ripetuto ieri: non è cambiato niente nel messaggio, zero». Marchionne ribadisce che «il posto fisico è sbagliato, niente a che vedere con la qualità dei lavoratori». Contro di lui tuona il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo: «Adesso basta. dica la verità sul perché del suo accanimento contro lo stabilimento di Termini Imerese. Vogliamo una Sicilia produttiva e non vogliamo nessun aiuto dalla Fiat, ma, al contrario, vogliamo noi aiutare la Fiat». Il manager del Lingotto, però, mentre è rigido su Termini apre su Pomigliano: l'impegno a spostare in Campania la Panda «dalla Polonia che funziona come un orologio svizzero è un atto di fiducia nel Paese. Non lo farebbe nessuno, è una cosa straordinaria che viene totalmente sottovalutata». Marchionne aggiunge anche, parlando a Detroit, l'interesse per il mercato cinese, dove la Fiat è ancora molto indietro e dove ha intenzione di produrre le future Jeep.

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