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Tremonti salva le pensioni

Giulio Tremonti

"I conti Inps sono in attivo"

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Tremonti ha rassicurato gli italiani sul loro futuro pensionistico. «Se la parola è tagli, mai finchè ci sono io». Ottimista anche il presidente Inps Mastrapasqua: i conti dell'istituto sono in equilibrio. La buona notizia è arrivata da Bruxelles nel corso di una conferenza stampa poco dopo la riunione dell'Ecofin che ufficializzerà oggi l'avvio della raccomandazione nei confronti dei Paesi che hanno sfondato i parametri di Maastricht in materia di deficit pubblico (13 su 16). La certezza delle parole di Tremonti non lascia spazio a dubbi sulla sua volontà di mantenere l'impegno: «Le pensioni non sono come l'assicurazione Rc Auto, ma la vita della gente. Il nostro è un sistema straordinariamente buono» ha aggiunto il ministro che a supporto della sua tesi ha fatto notare che l'Inps, l'Istituto previdenziale pubblico, è in attivo. A dare fiducia alle affermazioni è sicuramente il segnale che gli è arrivato dai commissari europei sul piano di rientro del deficit che non prevede interventi da lacrime e sangue. «Non servono nuove manovre - ha assicurato Tremonti - ma l'Europa ci chiede solo di confermare la Finanziaria che già c'è. Non dobbiamo e non possiamo fare di più». Le raccomandazione che oggi l'esecutivo europeo rivolgerà al nostro Paese - nella quale si chiede di spalmare la correzione del deficit eccessivo nel triennio 2010-2012 - viene definita in conferenza stampa dal direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, come «un trattamento buono, anzi ottimo che la Ue ha riservato all'Italia». Con una correzione strutturale del disavanzo - sottolinea - fissata nello 0,5% l'anno, «il minimo necessario». Insomma, per usare ancora le parole di Grilli, Bruxelles «ha lodato la prudenza e l'oculatezza della gestione delle finanze pubbliche italiane in questo periodo di crisi». Al suo fianco Tremonti: «Onestamente non pensavo andasse così bene». «La nostra finanziaria triennale - spiega il ministro - si integra pienamente con gli obiettivi assegnatici dall'Europa per il rientro del deficit». «I numeri della Commissione europea - sottolinea ancora - confermano come l'Italia è tornata alla normalità, come crescita dell'economia, come deficit e come debito che cresce meno degli altri». E sul percorso indicato da Bruxelles per aggiustare i conti (dal 2010 al 2012 con una correzione dello 0,5% l'anno), Tremonti ricorre a una metafora: «Tutti dobbiamo prendere la medicina. A noi è stata data la possibilità di andarci a curare prima, ma di prendere la medicina in minime dosi». Insomma dopo anni di bastonate da Bruxelles arriva una reprimenda ma più leggera del solito. Una posizione, quella della Commissione Ue, che consente a Tremonti di ribadire chiaramente due concetti. Primo, non servono nuove manovre, nè tanto meno toccare le pensioni, il cui sistema in Italia è sano: «Una manovra sul sociale - spiega - in questa fase può essere fatta solo lasciando i soldi sul sociale». Insomma, non si possono tagliare le pensioni per destinare le risorse in altri settori. Perché, prosegue il ministro, «parlare di previdenza non è come parlare di riforma della Rc auto, ma è una cosa che riguarda la vita della gente e il rapporto padri-figli». Una questione che va valutata sul lungo termine e non affrontata in un'ottica di breve prospettiva. D'altro canto - ha riaffermato Tremonti - per rispettare la tabella di marcia europea verso il consolidamento dei conti non si possono fare altre cose che non siano quelle indicate nella Finanziaria: «Non dobbiamo e non possiamo fare di più», ha ribadito il ministro, pensando forse anche alle mille richieste che arrivano dai colleghi di governo. E l'ipotesi di taglio dell'Irap? «Per ora - ha risposto il ministro - incassiamo l'approvazione del bilancio italiano da parte dell'Ue, che costituisce un presupposto per tutto. Poi, vedremo». «Onestamente non pensavo che andasse così bene. Ma per una volta è stato così». Parlando della crisi, Tremonti ha sottolineato come «l'Italia, si è trovata meglio, come anche altri Paesi con un settore manifatturiero ed uno stato sociale». Q uanto ai conti, «la commissione europea prende atto e conferma i tempi di rientro» del deficit al di sotto del 3% del Pil. Il ministro ci tiene a sottolineare che, in base alle proposte che la commissione europea approverà mercoledì prossimo, «noi non dobbiamo fare alcuna manovra, dobbiamo mantenere la Finanziaria e non fare di più». In effetti, come ha ricordato il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, il nostro percorso di rientro «inizia dal 2010 e prende tre anni di tempo. Questo ci consente un taglio del deficit di bilancio non superiore allo 0,5%». Resta in vigore per ora la riforma di Prodi e Damiano con il sistema delle quote. E cioè la somma di contributi ed età anagrafica a regime cioè nel 2013 deve essere pari a 97 per poter lasciare il lavoro. A questo poi si aggiunge la mini riforma di luglio scorso che a partire dal 2015 adeguerà l'uscita alle aspettative di vita calcolate dall'Istat. Vivendo in media di più è ovvio che si resterà di più in età attiva.

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