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Disoccupazione stabile

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Ilnumero dei senza lavoro continua a far paura. Ma a dispetto dei catastrofisti non cresce in maniera esponenziale. E questo accade in tutti i paesi industrializzati compresa l'Italia. A dirlo è una fonte autorevole come l'Ocse che ha spiegato, ieri, che a settembre la disoccupazione nell'area più industrializzata del pianeta è rimasta stabile a una percentuale dell'8,6%. Chiara la perdita invece rispetto allo stesso mese di un anno fa quando l'indice era più basso di una quantità pari al 2,3%. Secondo l'organizzazione con sede a Parigi nell'area Euro il tasso di disoccupazione è stato pari al 9,7% (+0,1% rispetto a agosto e +2% al 2008). Negli Stati Uniti l'Ocse segnala un 10,2% con una crescita dello 0,4% rispetto al mese precedente. Per l'Italia l'ultimo dato a disposizione è quello di giugno pari al 7,4% lo stesso del mese di maggio. Ovvio il commento del ministro per lo Sviluppo Economico, Claudio Scajola: «Mi pare che l'Italia stia reagendo meglio di altri paesi anche sui riflessi della disoccupazione». Scajola ha ricordato che l'Italia «è sotto la media europea ed ha stanziato grandi cifre sugli ammortizzatori sociali proprio per mantenere i posti di lavoro». «Ritengo che si cominci a vedere un'uscita dalla crisi e penso che dobbiamo ora contemperare il rigore dei conti con gli investimenti nello sviluppo. Dobbiamo - ha concluso - far crescere la nostra economia nei settori di punta della ricerca e dell'innovazione». Dello stesso tenore il giudizio del collega del welfare, Maurizio Sacconi: «L'impatto della crisi sul tessuto sociale in Italia è stato minore che altrove». Sacconi ha sottolineato che l'Italia è «al 7,4% in termini di tasso di disoccupazione, ben al di sotto della media europea, e di alcuni grandi Paesi. Pensiamo che la Spagna è a circa il 20%. Abbiamo assecondato la propensione dei nostri imprenditori a mantenere il rapporto di lavoro anche in presenza di una caduta della produzione. La cassa integrazione e i contratti di solidarietà hanno consentito ai lavoratori di mantenere un collegamento con l'impresa». E a cambiare registro è anche la Confidustria. Quello della disoccupazione «è ancora un grosso problema» e se anche l'Italia «per il momento mostra dati un po' migliori» il centro studi di Confindustria stima ancora «che si possa arrivare al 9,5% nel 2010» ha detto il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. A dare ottimismo corroborato da cautela è stato anche Jean Claude Trichet presidente della Bce: «Le banche centrali hanno evitato una «depressione molto, molto minacciosa» e gli ultimi dati confermano che le principali economie sono definitivamente uscite dalla caduta libera in cui la crisi le aveva precipitate. Per questo è ora di cominciare a pensare alla "exit strategy" con cui riassorbire le misure straordinarie predisposte durante la fase più acuta della crisi finanziaria.

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