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"Per il sud burocrazia zero"

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Giulio Tremonti

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NAPOLI - Zone a burocrazia zero, la Banca del Mezzogiorno e il Cnr. Sono questi i tre snodi attraverso i quali passa il rilancio del Sud secondo il Tremonti pensiero. Intervendo al convegno dei gruppi parlamentari del Pdl che si è svolto a Napoli su «La questione meridionale, una questione nazionale», il ministro dell'Economia ha parlato di un Paese spaccato in due, con il Sud che marcia a rilento. E la strada per colmare questo gap è prima di tutto la ridefinizione dei ruoli; ovvero lo Stato deve tornare a fare lo Stato e il privato, il privato. Il che significa per lo Stato impegnarsi nelle grandi opere pubbliche mentre il privato «non deve cannibalizzare le risorse pubbliche». Tremonti ha messo in guardia da facili ottimismi. «Anche se ci sono i primi segni di rallentamento della crisi non si pensi che si apre l'età dell'oro». Il ministro ha lanciato l'idea di «zone franche della burocrazia», ovvero di aree dove è possibile intraprendere delle attività senza avere l'intralcio della burocrazia con i suoi costi e le sue lungaggini. E «non è vero che ciò favorisce la criminalità». Un ruolo nel rilancio del Mezzogiorno Tremonti lo assegna anche al Cnr verso il quale, dice, «dovrebbero convergere fondi anche europei che non passano attraverso le regioni». Quindi la Banca del Mezzogiorno. Il Sud, afferma il ministro, è l'unica grande regione europea che non ha una sua banca autoctona. Quelle presenti, fanno raccolta ma non impieghi. Occorre quindi, è il progetto al quale sta lavorando Tremonti, un istituto bancario fortemente legato al territorio. Il primo passo è di «mettere in rete le banche di credito cooperativo». I depositi impiegati sul territorio verrebbero favoriti attraverso una fiscalità di vantaggio, quindi con un abbattimento della ritenuta. Queste strategie partono dalla consapevolezza che il problema del Sud non è quello delle risorse ma della qualità della spesa. Solo l'80% dei fondi viene utilizzato. In un documento presentato dai gruppi parlamentari emerge che ammontano a circa 60,7 miliardi le risorse che possono ancora essere destinate al Sud. Il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, ha sottolineato che il federalismo non è un ostacolo per il Mezzogiorno ma un fattore di perequazione. E ha poi esortato la Lega a tener conto che «se il centrodestra è al governo lo si deve anche ai voti del Sud». Il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, ha invece sollecitato a portare la fiscalità di vantaggio all'attenzione della Ue. Anche per il vicecapogruppo alla Camera, Italo Bocchino, il federalismo «è un modo per abbandonare le logiche assistenzialistiche». Il ministro Fitto ha sottolineato le lentezze della burocrazia per cui per un intervento di 5 milioni occorrono dieci anni. Ma è toccato al ministro delle Infrastrutture mettere il dito nella piaga: «Paghiamo ancora i danni fatti da Di Pietro quando era ministro».

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