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Più che la presentazione di una banca è sembrata una festa, una dimostrazione dell'orgoglio imprenditoriale della Capitale.

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Managergiovani, seconde generazioni di costruttori come Simone Salini e i fratelli Caporlingua, o di albergatori come Giuseppe Roscioli, e ancora esperti del tessuto economico locale come il banchiere Giampiero Nattino, tutti insieme e indistintamente hanno apprezzato più che la dimensione dell'operazione (in fondo il capitale di partenza di Imprebanca è di 50 milioni di euro, non capiente sicuramente per le grandi operazioni imprenditoriali) ma il segnale che arriva dalla Roma economica. E cioè la dimostrazione, alle banche che hanno stretto i cordoni della borsa, che le imprese romane non sono rimaste a guardare. Si sono unite per rispondere alle difficoltà. Imprebanca va a coprire uno spazio che si è creato con lo sradicamento delle grandi banche come Capitalia e Bnl dal tessuto locale. «Allo sportello gli imprenditori si sono sentiti improvvisamente un po' stranieri» confida il d.g. di Imprebanca, Riccardo Lupi, ex Bnl. Tutti contenti. Sorrisi, strette di mano per una creatura che molti sentono propria. E soprattutto vicina. Fil.Cal.

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