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Recessione, Ocse: "La crisi è finita"

Auto, una catena di montaggio

Fmi precisa: "Ma l'uscita sarà lenta"

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I grandi istituti di previsione sono d'accordo. Dalla Bce all'Ocse, dalla Fed al Fondo Monetario internazionale, tutti concordano sul fatto che la recessione economica che ha colpito il pianeta in modo superiore alla grande crisi degli anni Trenta, sta per finire. Le stime divergono sulle modalità di uscita, sui tempi (la prima metà del 2010 o il secondo semestre), ma c'è un diffuso sentimento di ottimismo. Quando il presidente americano Obama un paio di mesi fa diceva che la grande paura era alle spalle e che si comincia a vedere la fine del tunnel, in molti hanno pensato che si trattasse di un auspicio più che di una convinzione maturata su dati concreti. Poi i segnali si sono moltiplicati tant'è che anche la Confindustria, finora pessimista (la presidente Marcegaglia paragonata a un corvo dal ministro Scajola) o quantomeno molto cauta, ha detto che sì, il peggio è alle spalle anche se c'è ancora da fare tanto. E ieri sono arrivate altre previsioni ottimistiche. Le stime sono dell'Ocse e della Bce. Nel suo Interim Economic Assessment, l'Ocse sostiene che la recessione sta rallentando nei Paesi industrializzati e la ripresa arriverà prima del previsto ma sarà lenta. E quindi non si possono abbandonare le politiche di stimolo. Che l'uscita dal tunnel sia vicina lo dice il buon andamento dei mercati finanziari, la ripresa in corso in economie emergenti come la Cina e la stabilizzazione del mercato immobiliare in Usa e Gran Bretagna. A questi elementi fanno però da contraltare una stretta sul credito che prosegue e le preoccupazioni che ancora sussistono sulla salute del sistema bancario. La ripresa si accompagnerà a una attenuazione del «deterioramento senza precedenti» del mercato del lavoro. Tuttavia, avverte, meglio restare cauti giacchè il ritmo della ripresa sarà probabilmente «modesto per un certo periodo». Ciò è dovuto a fattori, come la crescita della disoccupazione e la stagnazione delle retribuzioni. Secondo le nuove previsioni, il Pil dei paesi del G7 calerà del 3,7% nel 2009, laddove le stime di giugno parlavano di un calo del 4,1%. Per l'Italia, la contrazione stimata passa da un 5,5% a un 5,2%. Anche la Bce ieri ha parlato di una ripresa, seppur molto graduale. Il presidente dell'Istituto di Francoforte, Jean-Claude Trichet, ha spiegato che «l'attività economica nella zona euro si sta stabilizzando» dopo la lunga contrazione. I mercati finanziari però sono ancora sotto stress. La Bce condivide quindi quanto ha osservato una settimana fa il Fondo Monetario internazionale secondo cui «la ripresa dell'economia globale è in vista ma c'è ancora molto da fare». Il che ha come conseguenza che non si possono mettere in atto «exit strategy» ma bisogna proseguire con le azioni aggressive messe finora in atto. Qualche indicazione più precisa verrà dalla riunione annuale dell'Fmi che si terrà a Istanbul a inizio ottobre. L'atteggiamento è di sostanziale prudenza giacchè, come ha spiegato il direttore delle relazioni esterne dell'istituto di Washington Atkinson, «il sistema ha ancora punti vulnerabili». Medesimo ottimismo dalla Fed che stima addirittura una ripresa, seppur lenta, per la fine dell'anno con una accelerazione nel 2010. Gli istituti previsionali concordano anche su un altro punto; ovvero che nonostante il miglioramento degli indicatori economici, per l'occupazione la situazione resta difficile. Le imprese prima di ricominciare ad assumere vorranno essere sicure che il peggio è passato. E questo cambio di passo richiederà più tempo.

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