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Bce vede la fine della crisi nell'Ue Ripresa entro la metà del 2010

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Leeconomie di Eurolandia torneranno a crescere a metà del 2010, ma le misure straordinarie prese a sostegno delle banche rischiano di pesare come un macigno sui conti pubblici. A lanciare l'allarme è la Banca centrale europea, che stima passività che nello scenario peggiore potrebbero lievitare fino al 20% del Pil dei Sedici. Si salvano una pattuglia di Paesi, dall'Italia alla Finlandia, che usciranno senza ulteriori debiti grazie all'assenza di aumenti di capitale o acquisizioni di attività a carico dell'erario. Nonostante la disoccupazione dei Sedici ai massimi di un decennio (9,5%), anche la Bce comincia a intravedere una luce in fondo al tunnel: i prossimi mesi saranno di «persistente debolezza» e, dopo una «fase di stabilizzazione, ci si attende una graduale ripresa, con tassi di crescita positivi sul trimestre precedente, entro la metà del 2010». L'inflazione negativa (-0,1% a giugno) dovrebbe durare pochi mesi: niente deflazione, dunque. Le prospettive di graduale ripresa nel 2010 dovrebbero rispecchiare anche la «piena trasmissione» all'economia reale dei tagli dei tassi di Eurolandia, che dallo scorso ottobre sono scesi di 3,25 punti. Accanto alle luci, però, nell'analisi dell'istituto di Francoforte non manca qualche ombra. Il consiglio direttivo - ricorda il bollettino - con le sue misure straordinarie «ha erogato un volume di liquidità significativo alle banche»: ora si aspetta una «normalizzazione» del credito, e cioè che gli istituti privati trasferiscano su famiglie e imprese i benefici ricevuti. Perché ciò avvenga sarebbe utile che molte banche rafforzassero il proprio patrimonio, sfruttando gli interventi pubblici a disposizione, e magari ricapitalizzandosi. Altra nota dolente è l'impatto di queste misure sui conti pubblici. La Bce stima un aumento del debito pubblico di Eurolandia del 3,3% sul Pil a fine 2009, dopo gli interventi anti-crisi a favore delle banche. Le passività saranno pari al 7,5% del Pil dei Sedici, ma potrebbero lievitare fino al 19,9% nello scenario peggiore. Ma mentre Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo hanno la maglia nera, Italia, Cipro, Malta, Portogallo, Slovacchia e Finlandia ne escono con un impatto-zero sul debito.

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