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«La turbolenza finanziaria che ha colpito i maggiori paesi avanzati ha interrotto un lungo periodo di crescita, bassa inflazione, credito abbondante.

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Èpresto per dire se è terminata». Così si era espresso il Governatore Draghi nelle Considerazioni finali il 31 maggio 2008. Il nostro banchiere centrale aveva, ancora aggiunto «ed è presto per valutare pienamente le conseguenze sulla economia reale: molto dipenderà dalle dimensioni e dalla rapidità del processo di ricapitalizzazione in corso presso le maggiori istituzioni finanziarie mondiali». È passato un anno, siamo curiosi di conoscere ora il pensiero di Draghi, che domani davanti a un pubblico di banchieri, industriali, economisti leggerà le sue considerazioni finali. L'appuntamento di Bankitalia è stato sempre un avvenimento stimolante che apre un grande dibattito con interpretazioni varie a seconda di come si vuole percepire il pensiero del capo della prestigiosa istituzione. Bisognerà vedere quale sarà il suo atteggiamento nei confronti del nostro sistema bancario. Il ministro Tremonti in merito alla scarsità del credito che le banche concederebbero alle imprese si è chiesto se è il cavallo che non beve o se qualcuno ha chiuso il rubinetto. Ha poi ammonito gli istituti creditizi a praticare condizioni più basse in linea con quelle europee. Attendiamo il Governatore. Che si soffermerà sull'impennata dei crediti deteriorati che derivano da mancati rimborsi di rate di prestiti ovvero da un utilizzo non corretto degli affidamenti ricevuti. Nel senso che si va oltre il limite di fido concesso determinando quelli, che, in termine tecnico, vengono definiti sconfinamenti e che generano la crisi finanziaria dell'utente. Sul fronte dei tassi l'argomento è a più facce. Tassi sui prestiti e remunerazione del risparmio. Con un terzo invitato, l'inflazione. I tassi salgono quando i prezzi aumentano e si crea inflazione. Diminuiscono quando c'è abbondanza di denaro e si è in presenza di ristagno della economia. Oggi i tassi di interesse sono bassi anche per il massiccio intervento dei governi che, iniettando liquidità, hanno salvato il sistema finanziario dal collasso che avrebbe mandato all'aria tutta l'economia mondiale. Di qui i tassi a buon mercato per favorire la ripresa. Ma il tasso basso, che è favorevole all'indebitamento statale, non remunera il risparmio, che soprattutto in Italia si sente mortificato. L'argomento non è da poco. Attendiamo il pensiero di Draghi.

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