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Consumatori contro il caro benzina Senato in pressing sulle compagnie

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Riparte la guerra infinita tra i consumatori e le compagnie petrolifere sui rincari della benzina. Il casus belli è sempre lo stesso: se le aziende del settore sono pigre nell'adeguare i listini quando il petrolio scende di prezzi sono invece tempestive nell'alzare i prezzi nel caso di aumento del barile. Questa volta però al fianco dei consumatori è sceso in campo il Senato. Rincari «niente affatto giustificati» ha spiegato il presidente della Commissione Industria del Senato, Cesare Cursi. Ed è proprio con questa motivazione che la Commissione ha deciso di convocare d'urgenza l'Unione petrolifera, per venire a capo di aumenti che, nel giro di pochi giorni, hanno riportato i prezzi ai livelli dell'autunno scorso. Se il Senato va dunque in pressing sui petrolieri, i consumatori hanno rincarato la dose e chiesto una decurtazione dei listini. «Il prezzo dei carburanti, per restare in linea con il resto d'Europa, dovrebbe scendere immediatamente di almeno 5 centesimi per la verde e di 4 centesimi per il gasolio» ha reclamato il Codacons, che per questo ha chiesto una liberalizzazione del settore, a partire dalla vendita nella grande distribuzione. L'iniziativa dei senatori parte dai recenti rincari del prezzo della verde (arrivata a 1,278 euro al litro, il massimo dallo scorso ottobre) e del gasolio (che ha invece toccato 1,125 euro, il livello più alto da fine novembre). «Continuo a ritenere quantomeno strano - osserva Cursi - che a fronte della risalita delle quotazioni del greggio, i petrolieri con una velocità impressionante ritocchino i prezzi. Cosa che non avviene mai in caso di discesa del prezzo del Brent. Un fermo intervento del Governo è necessario poiché il mercato attuale dei carburanti è tutto meno che libero». Sulla stessa linea anche Francesco Boccia, deputato del Pd e componente della commissione Bilancio: «Gli aumenti di questi giorni sono scandalosi e ingiustificati. Il cartello delle compagnie petrolifere sta imponendo agli italiani un aumento incomprensibile». Parole che però non sono piaciute all'Unione petrolifera che accusa Boccia di «totale approssimazione e demagogia».

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