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Un sistema di regole per governare i mercati finanziari

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Un'utopiafino all'estate del 2007, prima che il contagio dei mutui subprime cominciasse a minare la salute delle economie occidentali, e che presto potrebbe diventare una realtà. Grazie al ministro dell'economia italiani Giulio Tremonti che al G8 de L'Aquila porterà un documento con 12 punti per impostare i cosiddetti global standards e cioè un insieme di precetti operativi tra gli stati per introdurre nel mondo del business più eticità e trasparenza. Ieri Tremonti ha riunito per questo, con il contributo dell'Aspen Institute Italia, politici accademici ed economisti. Le nuove regole saranno, o meglio dovranno essere, la nuova piattaforma per evitare la fase «apocalittica» che ha contraddistinto gli ultimi mesi del 2008. Una fase che è finita anche se la crisi continua ancora, ha spiegato Tremonti, che è tornato nuovamente a puntare il dito sulla responsabilità di banchieri e mondo della finanza «che hanno esagerato» e, come il Re del mito, sono morti perché anche il cibo che toccavano diventava oro. Lo hanno fatto, ha ribadito, «perché non c'erano regole». Per questo «prima vanno scritte le regole, poi verranno le sanzioni» ha scandito Tremonti. La discussione è, infatti, ancora aperta sulle vie da percorrere: costituire una super autorità internazionale oppure affidare l'esecuzione ai singoli governi. «Tutto questo dipende dalla decisione di tanti governi ma siamo ottimisti» ha detto il ministro. Dopo che è tramontato il sistema di autogoverno della finanza degli ultimi 15 anni, il ministro dell'Economia ha ammesso che il processo sarà «molto complesso» e il nuovo assetto non potrà essere deciso «da un gruppo di intellettuali o da uno o otto governi» ma dovrà essere universalmente condiviso. Al fianco di Tremonti l'esponente del Pd Enrico Letta il giurista Guido Rossi, il senatore americano Gary Hart e l'economista Guido Calabresi hanno concordato sul cambiamento copernicano che la crisi può portare, riaffermando il ruolo della politica e ponendo fine alla tirannia della creazione di valore per gli azionisti.

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