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Chrysler fa pressing per accelerare la vendita

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Questo ha fatto insorgere un drappello di obbligazionisti che hanno definito «ingiusti» i termini di pagamento e hanno chiesto al giudice di bloccare l'operazione con Fiat e l'offerta del governo americano di fornire finanziamenti a sostegno della procedura fallimentare per Chrysler. I creditori sostengono che la vendita «è stata orchestrata interamente dal Tesoro e scaricata sui debitori senza considerare le formalità societarie». Sempre secondo gli oppositori al piano di cessione, le grandi banche creditrici hanno approvato il progetto di ristrutturazione del debito per il fatto che JPMorgan, Citigroup, Goldman Sachs e Morgan Stanley hanno ricevuto a loro volta aiuti dal governo. I creditori hanno inoltre detto di aver ricevuto minacce di morte proprio per il fatto di essersi opposti alla vendita. Quindi per lasciare più tempo a chi si oppone di studiare il dossier, il giudice del tribunale fallimentare di New York Arthur Gonzalez ha rimandato la decisione sulla possibilità di avviare il trasferimento delle attività di Chrysler a una nuova entità nella quale sarà associata la Fiat. La Chrysler ha chiesto al tribunale di fissare un'audizione il 21 maggio per dare il via libera alla vendita per 2 miliardi di dollari della maggior parte delle sue attività al di fuori del fallimento, il che spianerebbe la strada a una fusione con Fiat. Chrysler ha anche chiesto alla Corte di approvare una penale da 35 milioni di dollari in caso di fallimento dell'operazione con Fiat. Secondo il Wall Street Journal, Chrysler prevede èer il 2009 perdite per 4,7 miliardi di dollari. Intanto il Lingotto ha nominato un rappresentante legale nella procedura di bancarotta guidata di Chrysler. L'operazione di vendita è vista in modo positivo dai dealer Fiat. «La contropartita più importante che Chrysler offre a Fiat è la presenza capillare e competente dei suoi concessionari» è quanto sostiene l'Ucif gruppo auto, l'associazione che riunisce i concessionari del gruppo torinese. Il presidente Filippo Pavan Bernacchi, ha sottolineato che «anche negli anni più cupi abbiamo investito e sostenuto la casa con enormi sacrifici. Questo accordo è la dimostrazione che le reti di distribuzione ufficiale sono determinanti». L.D.P.

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