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Crisi, Tremonti ottimista non tocca la previdenza

Tremonti

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«I numeri non sono poi così negativi - dice - siamo 60 milioni e, sommando tutto, non facciamo il Pil più piccolo del mondo, anzi è il contrario». Parole, quelle del ministro, che si accompagnano anche ai segnali di stabilizzazione nella caduta dell'attività industriale in aprile segnalati dal Centro Studi di Confindustria (CsC). Nella sua consueta indagine mensile rapida il CsC rileva, nel mese che si sta per chiudere, come «per la prima volta dopo undici mesi, l'indice di produzione destagionalizzato segnali una variazione mensile positiva: +1,5% in aprile su marzo, quando si è avuto un calo del 3,2% su febbraio (-2,2% nei dati provvisori)». E segnali di miglioramento arrivano anche dall'Isae che vede salire, dopo due mesi di calo, la fiducia dei consumatori archiviando così il miglior risultato dal dicembre 2007. Tremonti, che ha parlato alla presentazione del libro «La crisi mondiale e l'Italia» di Marco Fortis, vice presidente della Fondazione Edison, definisce l'Italia un paese «con una struttura assistenziale forte» e con «fattori di stabilità» che gli altri ci invidiano. E a riprova del buon stato di salute del nostro Paese cita la presenza di «oltre otto milioni di partite iva» che nel periodo, «da gennaio fino ad oggi», hanno registrato - dice - «un saldo positivo per 177 mila unità. Non so se il dato sia positivo o negativo, di sicuro - aggiunge poi - è un dato di vitalità». Il ministro torna poi a ribadire che non è il momento delle riforme perché «queste causano incertezza e paura», sostiene. Tremonti indica, su tutte, la riforma delle pensioni e afferma: «Se il sistema non sta venendo giù è inutile intervenire con radicalità. E poi la riforma fatta da Dini è buona e sta funzionando: diciamo no - sostiene - a chi viene giù dal Monte Sinai con le tavole della legge». Ma il responsabile dell'Economia indica anche come, di fatto, questa crisi segni il ritorno dei governi come «scialuppa di salvataggio per chi stava attraversando l'oceano della felicità a nuoto affidandosi solo alla religione del mercato». Il ministro non nasconde poi il ruolo sociale «portante» che ha in Italia la famiglia e che consente che il nostro paese «abbia delle chance di uscire dalla crisi».

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